La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro, che aveva respinto la richiesta cautelare di Giuseppe Perrone, imputato nel processo Reset. La decisione arriva a seguito del ricorso presentato dalla difesa di Perrone, rappresentata dall’avvocato Filippo Cinnante, che ha contestato la mancata considerazione delle nuove dichiarazioni di Roberto Porcaro, collaboratore di giustizia e figura centrale del procedimento.

Secondo la Dda di Catanzaro, Perrone sarebbe coinvolto in un’associazione di tipo mafioso legata a Porcaro, oltre a essere indagato per reati specifici. Tuttavia, le dichiarazioni di Porcaro sembrano aver ridimensionato il ruolo di Perrone. Porcaro ha riferito che Giuseppe Perrone non è affiliato alla cosca, ma che sarebbe stato coinvolto in episodi specifici, come quello del Settimo Cafè e la vicenda di Peppino Russo. E di recente, nell’istruttoria dibattimentale si è parlato di Giuseppe Perrone, il cui ruolo, secondo il racconto della persona offesa, era estraneo da ogni coinvolgimento delittuoso.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, evidenziando che il Tribunale del Riesame ha erroneamente escluso dalla valutazione elementi probatori nuovi, tra cui le dichiarazioni di Porcaro e di altri collaboratori di giustizia, come Greco, Turboli (oggi ex pentito) e Barone.

Nelle motivazioni, la Cassazione richiama il principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite: «Nel giudizio di appello cautelare, celebrato nelle forme previste dall’art. 127 c.p.p., è consentita la produzione di nuovi elementi probatori, nel rispetto del contraddittorio e del principio devolutivo. Tale approccio è coerente con i principi che regolano la materia cautelare, rendendo irragionevole precludere al giudice dell’appello cautelare la possibilità di integrare la piattaforma cognitiva sulla base di elementi nuovi prodotti dalle parti».

Secondo la Corte, il Riesame avrebbe dovuto considerare le dichiarazioni di Porcaro e degli altri collaboratori di giustizia per verificare se queste potessero indebolire il quadro indiziario alla base della misura cautelare. «Il Tribunale avrebbe dovuto valutare se tali dichiarazioni, unitamente agli altri elementi addotti dalla difesa, fossero idonee a escludere il grave quadro indiziario che giustifica la custodia cautelare», si legge nella sentenza.

Nuovo esame al Tribunale del Riesame

L’ordinanza del Tribunale di Catanzaro è stata quindi annullata, con rinvio per un nuovo esame che dovrà tenere conto delle dichiarazioni prodotte dalla difesa.