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Massimo D’Ambrosio lascia il carcere dopo quasi due anni. Lo ha deciso il tribunale collegiale di Cosenza, che presiede il processo antimafia di “Reset“, su richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Amelia Ferrari e Valerio Murgano.
Le gravi condizioni di salute della moglie
La storia processuale di Massimo D’Ambrosio sta seguendo il suo corso e combatte nel processo per far emergere la sua innocenza, mentre fuori dalle aule di giustizia ne sta conducendo un’altra, forse più importante. E riguarda sua moglie, Lauretta Mellone, gravemente malata. I difensori di recente avevano chiesto che fosse modificata la misura cautelare all’imputato con l’applicazione degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.
La difesa ha prodotto una consulenza medico-legale
Al fine di valutare al meglio la situazione, la difesa di Massimo D’Ambrosio aveva anche prodotto una consulenza a firma del medico legale Emilio Perfetti, il quale ha evidenziato una ragionevole previsione di prognosi infausta «che rende assai difficoltosa non solo la gestione della malattia ma anche la gestione del carico familiare», a cui si aggiunge la figura del figlio della coppia, Cristian, già giudicato dal tribunale collegiale di Cosenza con una sentenza di non doversi procedere per infermità mentale. Insomma, un quadro particolare e dal punto di vista emotivo drammatico che, secondo i giudici di Cosenza, merita di essere evidenziato con l’accoglimento dell’istanza formulata dai due penalisti.
Le prescrizioni
Massimo D’Ambrosio, come deciso dal giudice relatore Urania Granata, passa agli arresti domiciliari (con il braccialetto elettronico) in un comune diverso da quello di Rende, dove potrà assistere giorno e notte la moglie Lauretta Mellone. All’imputato sarà vietato tuttavia allontanarsi dal luogo indicato nella richiesta e non potrà avere contatti di qualunque natura con persone diverse da quelle che con lui eventualmente coabitano.