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Cure in carcere non garantite. Con queste motivazioni il tribunale collegiale di Cosenza, che presiede il processo ordinario di “Reset“, ha deciso di accogliere l’istanza di modifica della misura cautelare della custodia in carcere per Sergio Del Popolo – accusato di associazione mafiosa e della presunta estorsione alla Fiera di San Giuseppe – concedendo all’imputato gli arresti domiciliari. L’ordinanza porta la firma del presidente Carmen Ciarcia, la quale, insieme ai colleghi Francesco Luigi Branda e Urania Granata, ha valutato i documenti sottoposti dagli avvocati Antonio Quintieri e Andrea Manna, difensore di Sergio Del Popolo.
Nel provvedimento si fa riferimento alla consulenza medica di parte e alla perizia disposta su incarico del tribunale del Riesame, nonché alla relazione, pervenuta nei giorni scorsi, a firma del dirigente del SAI della casa circondariale di Catanzaro. Il tribunale collegiale di “Reset“, ha preso atto del fatto che le patologie di cui è affetto l’imputato, «già certificate anche attraverso l’esecuzione degli esami indicati dal dirigente del SAI (e non effettuati dalla struttura carceraria), richiedono cure e presidi sanitari che attualmente non sono assicurati al detenuto, nonostante i suoi trasferimenti presso istituti dotati di centro clinico». I giudici di Cosenza inoltre hanno evidenziato che «il centro clinico presso l’istituto penitenziario non ha ancora attivato le procedure per l’assegnazione del ventilatore meccanico che l’imputato dovrebbe utilizzare nelle ore del sonno». Il consulente di parte aveva sottolineato che Del Popolo era (ed è) incompatibile con il regime carcerario.
Pertanto, scrivono i giudici Ciarcia, Branda e Granata, «la mancanza di un idoneo trattamento della sindrome delle apnee ostruttive del sonno determina una situazione di incompatibilità delle attuali condizioni di salute dell’imputato con il regime carcerario». Da oggi dunque Del Popolo seguirà le prossime fasi processuali agli arresti domiciliari.