La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente l’ordinanza emessa dal Tribunale del riesame di Catanzaro nei confronti di Pamela Falvo Occhiuto, imputata nell’indagine Recovery per reati legati al traffico di stupefacenti e associazione per delinquere, rinviando la questione al Tribunale per una nuova valutazione.

Misura cautelare e ricorso

Pamela Occhiuto Falvo era stata posta agli arresti domiciliari a seguito di un’ordinanza del GIP di Catanzaro del 17 maggio 2024, confermata dal Tribunale del riesame l’11 giugno 2024. Gli addebiti includevano reati di cessione di sostanze stupefacenti (artt. 74 e 73 d.P.R. n. 309/1990) e l’aggravante mafiosa. Il difensore dell’imputata, l’avvocato Filippo Cinnante, aveva presentato ricorso per Cassazione, articolandolo in tre motivi principali: violazione di legge sulla partecipazione associativa: il Tribunale avrebbe dedotto l’adesione all’associazione sulla base del legame sentimentale con Francesco Marchiotti, ritenuto capo del sodalizio, senza delineare con precisione il ruolo o il dolo della ricorrente; carenza di gravità indiziaria per i reati di cessione: i riscontri sarebbero insufficienti per determinare il tipo e la quantità delle sostanze cedute; erronea applicazione dell’aggravante mafiosa: non sarebbe stato chiarito il rapporto tra l’associazione mafiosa e quella dedita al narcotraffico.

    Ricorso di Pamela Falvo Occhiuto, decisione della Cassazione

    La Corte ha accolto parzialmente il ricorso, riscontrando lacune nella motivazione del Tribunale in merito alla partecipazione associativa della ricorrente, annullando l’ordinanza su questo punto e rinviando la questione al Tribunale per una nuova valutazione.

    Secondo la Cassazione, «la gravità indiziaria della partecipazione associativa è stata essenzialmente fondata sul rapporto di convivenza con Marchiotti e sulla collaborazione prestata nell’attività di cessione a terzi», senza però provare un’effettiva adesione della ricorrente al sodalizio. La Corte ha sottolineato che «non è sufficiente la mera reiterazione delle cessioni per dimostrare la partecipazione associativa», mancando elementi concreti che attestino il coinvolgimento attivo della ricorrente nell’organizzazione.

    Confermati gli indizi sui reati di cessione

    Diverso l’esito per le accuse di cessione di sostanze stupefacenti. La Cassazione ha ritenuto solida la ricostruzione del Tribunale del riesame, basata su intercettazioni telefoniche e videoriprese che dimostrano il coinvolgimento attivo di Pamela Occhiuto Falvo nelle operazioni di cessione.

    Recovery, aggravante mafiosa e rinvio

    La Cassazione ha evidenziato che l’aggravante mafiosa contestata non è stata adeguatamente motivata nell’ordinanza, richiedendo una rivalutazione del quadro indiziario da parte del Tribunale. La sentenza si conclude con l’annullamento dell’ordinanza per quanto riguarda la partecipazione associativa e l’aggravante mafiosa, mentre conferma la gravità indiziaria per i reati di cessione.