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La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura distrettuale di Catanzaro contro l’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame il 23 dicembre 2024, che aveva confermato l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura cautelare nei confronti di Silvia Guido, imputata nell’ambito del processo Recovery. La donna è difesa dall’avvocato Giorgia Greco.
Il procedimento aveva subito una battuta d’arresto dopo l’annullamento da parte della sesta sezione della Corte di Cassazione, che aveva disposto un nuovo esame della posizione dell’indagata da parte del Tribunale del Riesame.
Il nodo giuridico sulla “contestazione a catena”
La Procura di Catanzaro, nel nuovo ricorso, aveva sostenuto che il Riesame non avesse motivato adeguatamente in merito all’applicabilità dell’istituto della cosiddetta contestazione a catena nei casi di reato permanente a “contestazione aperta”. Inoltre, l’accusa aveva evidenziato l’omessa valutazione delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Francesco Greco e Ivan Barone, ritenute rilevanti per la conferma dell’impianto accusatorio.
La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto inammissibile il ricorso, ponendo così un punto fermo sulla vicenda: Silvia Guido non è più sottoposta ad alcuna misura cautelare.