Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto il ricorso presentato dalla difesa di Antonio Illuminato, escludendo la validità della cosiddetta “contestazione a catena” tra i due procedimenti penali Reset e Recovery, entrambi incentrati sulla presunta confederazione mafiosa operante a Cosenza.

Nel provvedimento, i giudici hanno evidenziato come già al momento del rinvio a giudizio nel procedimento Reset esistesse un quadro indiziario «solidamente spendibile a fini cautelari» anche in relazione ai reati oggetto del successivo filone investigativo. Questo giudizio si fonda su una ricostruzione che ridimensiona il peso delle dichiarazioni rese da Ivan Barone e Francesco Greco, ritenute non determinanti ai fini della contestazione associativa formulata dalla Dda di Catanzaro.

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Il Riesame richiama, invece, le propalazioni antecedenti e autonome di diversi collaboratori di giustizia – Mattina Pulicanò (7 ottobre 2014), Silvio Gioia (7 maggio 2014), Giuseppe Zaffonte (2 settembre 2019), e Luciano Impieri (30 e 31 agosto 2018) – che, secondo i giudici, fornivano già all’epoca un impianto probatorio solido nei confronti di Illuminato, senza la necessità di integrare successivi elementi investigativi.

In virtù di tale valutazione, il Tribunale del Riesame ha retrodatato la misura cautelare a carico di Antonio Illuminato alla data del 1° settembre 2022, giorno in cui era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Reset, dichiarando quindi inefficace la misura applicata successivamente nel procedimento Recovery. Antonio Illuminato è difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello.