Sebbene siano passati undici anni dall’omicidio di Luca Bruni, la parola fine, a livello processuale, non è stata ancora messa. Le dichiarazioni di Roberto Porcaro, ex “reggente” del clan degli “zingari” di Cosenza, hanno generato alcuni “omissis” nel racconto reso alla Dda di Catanzaro. Il pentito ha fornito evidentemente elementi indiziari nello stesso giorno in cui il neo collaboratore di giustizia parlava dei contrasti tra Maurizio Rango e Mario Gatto.

«Con riferimento al mio coinvolgimento e di Francesco Patitucci nell’omicidio di Luca Bruni, che io ho effettivamente partecipato all’unica riunione a casa di Maurizio Rango nell’ottobre del 2011 nella quale il mio unico compito è stato quello di andare a fare le copie degli atti di intercettazione (relative al processo “Telesis”, colloquio in carcere tra Michele e Luca Bruni), che sarebbero state poi passate ad Ettore Lanzino, e non ho proferito alcuna considerazione in merito alla decisione di uccidere Luca Bruni. Diversamente, per come riferitomi direttamente da Francesco Patitucci» e qui scatta il primo “omissis“, «la riunione definitiva si è tenuta nel novembre del 2011 in un’abitazione di Rende, nei pressi dello stadio comunale “Lorenzon“, ed alla stessa hanno partecipato Ettore Lanzino (da latitante), omissis, Francesco Patitucci, Maurizio Rango, Franco Bruzzese, omissis e omissis».

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Porcaro riferisce che «la presenza di Ettore Lanzino si è resa necessaria perché quando Franco Bruzzese e Maurizio Rango hanno portato avanti il proposito omicidiario e hanno chiesto l’appoggio di Francesco Patitucci, questi prima di assumersi la responsabilità di tale mandato (anche per prevenire eventuali incomprensioni e “tragedie“)”, ovvero altro spargimento di sangue, «ha richiesto espressamente anche il benestare di Ettore Lanzino. Quindi, la decisione è stata presa da tutti i presenti a quell’ultima riunione». Queste dichiarazioni tuttavia giungono al termine di varie pronunce definitive che riguardano proprio Roberto Porcaro e Francesco Patitucci, entrambi assolti dalla Cassazione. La revisione del processo, com’è noto, vale soltanto per le sentenze di condanna. Discorso diverso, invece, per Ettore Lanzino e altri co-indagati dell’inchiesta sull’omicidio di Luca Bruni, che in una fase precedente erano stati archiviati.