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Nell’aula bunker di Castrovillari sfilano i testi citati dalle difese che partecipano al processo Reset, l’inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina. Tra le novità si registra la citazione di Roberto Porcaro come testimone nel processo ordinario. L’ex “reggente” del clan degli italiani di Cosenza nel rito abbreviato, in qualità di imputato, ha subito una condanna a 20 anni di carcere. Il boss, pentitosi di essersi pentito, sarà collegato in aula nel mese di marzo.
Nel frattempo, l’avvocato Giuseppe Bruno, prima dell’avvio dell’udienza di ieri, ha comunicato il decesso dell’imputato Ciro Pignataro. Dopo l’appello dei detenuti collegati dalle carceri italiane e quello degli imputati presenti in aula, il presidente del collegio giudicante Carmen Ciarcia ha dato il via alle testimonianze dibattimentali.
La posizione di Giuseppe Midulla
Il primo teste chiamato a dire la verità è stato un dipendente di un’azienda cosentina che nel 2019 era stata oggetto di un’intimidazione. «Ricordo di aver sporto una querela nel 2019 perché in quel periodo avvennero tante cose, tra cui il rinvenimento di alcuni proiettili. La busta era appesa al cancello. Conosco Giuseppe Midulla, in quanto lavorava con noi. Dopo il rinvenimento dei proiettili, Midulla non mi ha detto nulla», ha così risposto all’avvocato Cristian Cristiano. A seguire uno dei responsabili aziendali: «Nel 2019 ricordo di aver presentato una denuncia, in quanto ricevetti una minaccia estorsiva per telefono. Mi dissero “mettetevi a posto” e chiusero. In quel periodo erano stati rinvenuti alcuni proiettili, circostanza che appresi dal responsabile del punto vendita. Non intrattengo rapporti con chi svolge servizi di portierato, pertanto Midulla l’ho visto poche volte».
Analisi sul furgone
Sempre l’avvocato Cristian Cristiano ha citato il consulente tecnico nominato da Ernesto Campanile. L’esperto ha analizzato i video forniti dalla procura alla difesa circa un furgone che sarebbe stato in uso all’imputato. «Premetto che le immagini erano di scarsa qualità, l’obiettivo era quello di vedere se nei due mezzi da comparare vi fossero analogie. In realtà, non sono riuscito a trovare nulla di compatibile, in quanto i mezzi si differiscono. Unico elemento comune era il faro di posizione sinistro non funzionante. Inoltre, il mezzo di Campanile ha la parte superiore vetrata, dalle telecamere invece l’anta di destra sembra oscurata da dentro, quindi pare non ci sia la parte vetrata».
Il pm Corrado Cubellotti ha fatto un rilievo sulla totale asimmetria del mezzo analizzato dal consulente rispetto al faro non funzionante, mentre la parte civile ha fatto rilevare che il testimone qualificato non avesse compiuto rilievi sul mezzo. Qui il difensore dell’imputato, tornando sull’argomento, ha fatto precisare al consulente di aver analizzato il video della procura.
Le altre posizioni
Chiuso questo capitolo, gli avvocati Giuseppe Bruno e Cesare Badolato hanno sentito una donna proprietaria, negli anni oggetto d’indagine e in realtà anche prima, di una lavanderia industriale dedita a servire le strutture ricettive del Tirreno cosentino. Tra queste vi era anche il Florida, situato a Cittadella del Capo, comune di Bonifati.
Tra i testi citati dalle difese anche un ristoratore cosentino che conosce per motivi professionali e non l’imputato Eugenio Filice. A domande del difensore Eduardo Florio ha spiegato che Massimo D’Ambrosio e Ivan Montualista erano avventori del suo locale che gestisce da circa 30 anni. Il difensore ha inoltre chiesto se ricordasse di una cena, nel maggio del 2019, alla quale erano presenti i due rendesi, specificando che Eugenio Filice arrivò dopo e andò via prima. Ha chiarito che i tre comunque erano soliti pranzare o cenare nel ristorante in cui lavora.
Infine, la posizione di Sergio Del Popolo. «Faccio l’ambulante a Cosenza», ha detto il teste rispondendo alle domande del difensore Antonio Quintieri, «e partecipo alla Fiera di San Giuseppe. Con Del Popolo ci siamo sempre aiutati ma non mi ha mai chiesto denaro a titolo estorsivo. Vincenzo De Rose? Sentito solo di nome in occasione forse di un furto che fece arrabbiare Del Popolo». L’altro testimone ha detto: «Conosco Del Popolo da tanto tempo, faccio l’ambulante da almeno 20 anni. Da sempre partecipo alla Fiera di San Giuseppe e c’era anche lui. Non ho mai ricevuto richieste estorsive» ha sottolineato il teste, confermando di conoscere anche «Anna Palmieri e Celestino Abbruzzese, ma non ricordo che Anna Palmieri abbia discusso con mia moglie nel negozio che avevamo su corso Mazzini».