Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Prosegue nell’aula bunker di Castrovillari il processo Reset, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sulla ‘ndrangheta cosentina. Nell’ultima udienza sono stati ascoltati i testimoni citati dalla difesa, chiamati a chiarire rapporti, relazioni e circostanze legate agli imputati. Una giornata in cui hanno trovato spazio dichiarazioni su compravendite di auto, rapporti d’amicizia, prestiti di denaro e persino il licenziamento di un ex dipendente.
Processo Reset, le dichiarazioni dei testimoni
Il primo a prendere la parola è stato un testimone che ha confermato all’avvocato Chiara Penna di aver venduto alcune auto ad Antonio Colasuonno nell’ambito di una regolare attività di compravendita.
A seguire, è stato ascoltato Enzo Piattello, imputato-testimone, che ha spiegato all’avvocato Cristian Cristiano di conoscere Ernesto Campanile, dal quale acquistava caffè in cialde, così come facevano anche alcuni suoi parenti. Alla domanda su un soggetto non imputato, Piattello ha risposto di non sapere chi fosse. Durante l’esame, ha poi riferito al tribunale alcuni dettagli sulla sua vita: non possedeva la patente e non ricorda con precisione il periodo in cui si trovava in quella situazione; viveva a San Pietro in Guarano e si spostava grazie all’aiuto del figlio o di amici; ha conosciuto Michele Di Puppo in carcere, intrattenendo con lui un rapporto definito normale. Se lo incontrava al bar, lo salutava, ma non ricorda se lo abbia mai visto insieme a Ernesto Campanile.
Il medico e il caso Massimo D’Ambrosio
Tra i testimoni, anche un ortopedico, citato dall’avvocato Anna Spada, che ha riferito di conoscere Eugenio Filice, titolare di un centro di fisioterapia nel 2016, e di essere stato contattato per una possibile collaborazione. Nel 2018, presso lo stesso centro, ha visitato Massimo D’Ambrosio, successivamente operato al ginocchio per un problema di salute.
Del caso di D’Ambrosio ha parlato anche un avvocato, nella lista testi dell’avvocato Amelia Ferrari, che ha spiegato di essere stato legale della Calabra Maceri dal 2010 al 2024. Ha confermato che D’Ambrosio lavorava in azienda, prima di essere licenziato. Era a conoscenza del fatto che avesse ricevuto un’anticipazione del TFR, grazie alla quale disponeva di una certa liquidità economica. Ha seguito il contenzioso legato al licenziamento, che si è concluso con il rigetto del ricorso e una sentenza passata in giudicato. Ha ricordato inoltre che D’Ambrosio era un rappresentante sindacale.
Lavoro in pizzeria
Un altro testimone ha raccontato di conoscere Antonio Colasuonno fin dall’infanzia. Il cugino di quest’ultimo gli aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto nella sua pizzeria, e Colasuonno si era reso disponibile per consegnare le pizze ai clienti.
A parlare dei suoi rapporti con Colasuonno è stato anche un commerciante d’auto, che ha confermato di aver avuto rapporti lavorativi regolari con lui fino al suo arresto. Ha spiegato che Colasuonno operava come broker nel settore delle auto, garantendo sempre pagamenti puntuali e senza creare problemi.
Processo Reset, il legame con Rosanna Garofalo
Un’ulteriore testimonianza è arrivata da una casalinga, che ha parlato della sua amicizia con Rosanna Garofalo. Le due erano molto legate, uscivano spesso insieme e, in un momento di difficoltà, Garofalo le prestò circa 1.000 euro per far fronte a problemi di salute del marito. La somma fu poi restituita in un’unica soluzione.
Durante il controesame, condotto dall’avvocato Laura Gaetano, la testimone ha chiarito alcuni aspetti: Rosanna Garofalo frequentava la sua casa e conosceva la sua famiglia. Aveva un buon rapporto anche con il marito della testimone e, dopo un’operazione, andò persino a trovarlo a casa. Ha dichiarato di non conoscere Marco D’Alessandro, se non di vista.
Ultimi interrogatori e documenti acquisiti
Un altro testimone ha riferito di conoscere Ernesto Campanile, cugino di sua moglie, con il quale aveva avuto rapporti lavorativi. Campanile gli forniva caffè per il bar e si occupava della riparazione delle macchinette del caffè.
Infine, nel corso dell’udienza, acquisite parti del verbale di Porcaro, in cui si fa riferimento a Francesco Casella, dove affermava che fosse estraneo alla ‘ndrangheta di Cosenza, e Campanile, che ha spiegato di non conoscere. Richieste pervenute dagli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Cristian Cristiano.