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Si terrà il prossimo 28 maggio l’udienza preliminare dell’inchiesta sulle cosiddette “patenti facili”, di cui se n’è occupata la procura di Roma nel 2019, con un’operazione che aveva portato in manette 15 persone, tra cui un cosentino. Oggi la procura di Roma ha chiesto il processo per 54 persone.
Patenti facili a Roma, cosa sostiene l’accusa
Le indagini, condotte dalle Squadra Mobili di Roma, Salerno e Cosenza, si erano focalizzate su una presunta associazione a delinquere ramificata sul territorio nazionale e finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti tra i quali il fraudolento conseguimento di titoli abilitativi alla guida, mediante l’uso di congegni elettronici, la falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici, la truffa, il riciclaggio oltre alla falsificazione e messa in circolazione di valori in bollo, attraverso la predisposizione di una sofisticata e stabile organizzazione volta a far conseguire in modo illecito – per lo più a cittadini stranieri – la patente di guida di veicoli, nonché volta alla sottrazione e riutilizzazione di marche da bollo apposte su pratiche dalla Motorizzazione di Roma Nord.
Nel mirino quindi sono finite alcune autoscuole, coinvolte nel conseguimento fraudolento della patente B e di quella per i mezzi pesanti, la cosiddetta “CQC” – Carta di Qualificazione Conducenti, finalizzata a qualificare i conducenti per la guida professionale di veicoli adibiti al trasporto di persone e/o di merci.
“Patenti facili”, le somme versate
Secondo l’accusa, la concessione dell’abilitazione avveniva dietro il pagamento di somme di denaro che oscillavano tra i 2mila ed i 3.500 euro, grazie al quale i candidati, assolutamente impreparati per il test e molto spesso di nazionalità straniera, di provenienza africana ed asiatica, in grado di comprendere almeno grossolanamente la lingua italiana, perlomeno per capire i suggerimenti “VERO/FALSO” che gli venivano trasmessi attraverso delle sofisticate apparecchiature elettroniche (telefoni cellulari dotati di videocamera e di auricolare wireless) fornite dalla scuola guida, a comunicare con persone appartenenti all’associazione all’esterno delle sale d’esame, ricevendo così le soluzioni ai quesiti della prova.
In pratica ai candidati, versando le somme di denaro richieste agli associati, veniva garantito il passaggio della prova d’esame seguendo un modus operandi ben preciso: gli aspiranti, prima di fare ingresso nelle sale della Motorizzazione, venivano presi in carico da alcune persone dell’associazione appositamente preposte che provvedevano alla loro vera e propria “vestizione” installando un “kit” di apparecchiature ben occultate negli abiti.
Il coinvolgimento dei cosentini
Inoltre, dall’attività investigativa sarebbe emerso che i promotori della predetta associazione per delinquere avevano diramato i propri interessi sia a Roma che a Cosenza, luoghi presso i quali si avvalevano della stretta collaborazione di altri sodali, tra i quali un 64emme della provincia di Cosenza, titolari di autoscuole a Praia a Mare ed in altri comuni del cosentino, che ricoprivano il ruolo sia di gestire le sedute d’esame presso le locali Motorizzazioni Civili sia di procacciare, con l’aiuto di altri soggetti, candidati che intendevano superare illecitamente prove d’esame senza aver acquisito le conoscenze necessarie per portelo fare autonomamente, ovviamente previo il pagamento di cospicue somme di denaro.
I cosentini che rischiano il processo a Roma
Ad oggi, dunque, rischiano il processo Leonardo Genovese (difeso dall’avvocato Mimmo Manfredi del foro di Castrovillari), Valerio Varlaro (difeso dagli avvocati Giovanni Franco del foro di Castrovillari e Rocco Perrotta del foro di Potenza), Luca Napoli (difeso dall’avvocato Filomena Napoli del foro di Castrovillari e Ubaldo Lepera del foro di Cosenza), Pietro Paolo Guerra (difeso dall’avvocato Dora Le Voci del foro di Cosenza), Riccardo Surace (difeso dagli avvocati Amedeo Bianco del foro di Catanzaro e Francesco Oliveto del foro di Salerno), Valter Granato (difeso dall’avvocato Antonio Apicella del foro di Paola), Umberto Greco (difeso dall’avvocato Giacomo Middea del foro di Paola), Franco De Francesco (difeso dall’avvocato Giuseppe Bello del foro di Paola) e Giulio Marino (difeso dagli avvocati Francesco Oliveto del foro di Salerno e Antonio Ferrari del foro di Salerno).