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Dopo ventiquattro anni, arriva una svolta nelle indagini sull’omicidio di Massimo Speranza, detto “il Brasiliano”, scomparso l’11 settembre 2001 senza lasciare tracce. Questa mattina, 3 aprile 2025, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, gli uomini della DIA hanno eseguito cinque misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati, accusati di aver preso parte all’omicidio.
I nomi degli indagati
Si tratta di: Giovanni Abruzzese, alias il Cinese; Luigi Bevilacqua, assolto di recente a Reset; Armando Abbruzzese; Fioravante Abbruzzese “Banana”, padre di Luigi, Nicola, Antonio, Celestino, Marco e Francesco. e Rocco Azzaro. Le indagini fanno leva anche sulle dichiarazioni di Franco Bruzzese e Nicola Acri, entrambi collaboratori di giustizia.
Le indagini, condotte dal Centro Operativo della DIA di Catanzaro, hanno permesso di ricostruire il movente e la dinamica del delitto, avvenuto con il metodo della “lupara bianca”, termine che indica l’uccisione seguita dalla sparizione del corpo.
Un omicidio maturato nella guerra tra clan
Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Speranza è legato alla feroce contrapposizione tra i clan ROM e italiani di Cosenza, un conflitto culminato nella strage di via Popilia dell’11 novembre 2000. Nonostante vivesse in una zona a forte presenza rom, Speranza era ritenuto vicino al clan rivale e sospettato di aver rivelato informazioni riservate.
Il giovane sarebbe stato attirato con l’inganno fuori città con il pretesto di testare una nuova partita di droga. Partito da Cosenza e passato per Lauropoli e Apollinara, è stato infine portato a San Demetrio Corone, dove è stato ucciso con colpi di arma da fuoco. Il corpo non è mai stato ritrovato.
La nuova svolta nelle indagini
Le recenti dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia hanno permesso di identificare i presunti mandanti ed esecutori del delitto. Gli investigatori hanno ricostruito l’intera vicenda, ottenendo elementi sufficienti per l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare.
Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari, in attesa di verifiche nel contraddittorio con la difesa. Tuttavia, dopo quasi un quarto di secolo, la giustizia sembra aver fatto un passo avanti per fare luce su uno dei tanti misteri della criminalità organizzata calabrese.