Il processo “Testa di Serpente“, una delle tante indagini della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina, è ripreso oggi con una novità sostanziale. Prima che iniziassero le discussioni delle difese, il tribunale collegiale di Cosenza, presieduto dal presidente Carmen Ciarcia, ha recepito un’istanza presentata dagli avvocati Antonio Sanvito e Cesare Badolato, i quali hanno chiesto di sentire, ai sensi dell’articolo 507 del codice di procedura penale, il collaboratore di giustizia Roberto Porcaro.

Il neo pentito, lo scorso 7 giugno, aveva riferito al magistrato antimafia Corrado Cubellotti alcune circostanze sulla presunta estorsione ai danni di un ambulante di Cosenza, il quale non voleva andare via da un terreno sul quale si era insediato abusivamente da tanti anni. I legali di Marco e Luigi Abbruzzese, imputati in concorso con Porcaro e altri soggetti finiti a giudizio, hanno evidenziato come nel verbale citato l’ex “reggente” del clan degli italiani di Cosenza avesse illustrato dinamiche diverse da quelle emerse in dibattimento. Una richiesta condivisa anche dall’avvocato Antonio Quintieri, difensore di Antonio Marotta (alias “Capiceddra“), che ha spiegato i motivi per i quali è necessario ascoltare Porcaro. Secondo i difensori inoltre, la persona offesa (costituitasi parte civile nel processo) nel corso della sua escussione aveva fatto confusione nel ricordare gli incontri, non dando alcuna prova certa della consumata estorsione.

A parere del pubblico ministero Corrado Cubellotti, invece, non c’è alcuna necessità di esaminare Roberto Porcaro, perché le dichiarazioni offerte dal pentito non possono arricchire un quadro accusatorio già chiaro. Secondo il pm della Dda di Catanzaro, la parte civile ha reso un racconto lineare e la questione, per dirla tutta, sta nel qualificare correttamente il fatto, con un’ipotesi di esercizio arbitrario delle proprie ragioni che, ha detto il magistrato, si sarebbe trasformato in estorsione alla stipula del contratto di cessione del terreno.

Estorsione per un terreno, il verbale di Roberto Porcaro

Nell’istanza, i penalisti Sanvito e Badolato ritengono che le dichiarazioni rese in udienza dalla persona offesa si incastrino bene con il narrato di Roberto Porcaro. Ma cosa ha detto il pentito alla Dda? Il passaggio cruciale, secondo la difesa, è questo. «Con riferimento alla vicenda di Antonio Russo ovvero alla estorsione per la quale ho riportato condanna all’esito di giudizio abbreviato diventa definitiva a seguito del concordato in appello, voglio precisare alcune circostanze. In primo luogo il mio intervento è stato marginale in quanto inizialmente fui interpellato per verificare se Danilo Turboli fosse parente di Antonio Russo» per il tramite di un altro soggetto. «Questa circostanza – ha dichiarato Porcaro – si rivelava non vera in quanto Turboli non aveva alcun rapporto. Ammetto di aver partecipare all’incontro con Russo che si è tenuto allo zampillo nei pressi dello stadio e di averlo rivisto solo in un’altra circostanza in seguito della denuncia dallo stesso presentata» ha aggiunto Porcaro.

«In generale posso riferire che l’intervento degli Abbruzzese nella vicenda in discorso originava da una richiesta di Duccio Celebre, il quale esasperato dall’ostinazione di Russo nel non lasciare il terreno di sua proprietà decideva di rivolgersi a loro affinché con metodi più incisivi e poco ortodossi potessero convincerlo ad abbandonare l’immobile. In particolare, Celebre si rivolgeva ad Antonio Abbruzzese, in quanto i figli di quest’ultimo frequentavano la scuola da lui gestita. Confermo per quanto è di mia conoscenza degli incontri avvenuti tra Russo e gli Abbruzzese, ma in merito all’andamento complessivo della vicenda devo precisare che il valore del terreno è molto superiore a quello al quale Russo lo ha poi alla fine acquistato, tramite la madre. In tal senso voglio precisare che, se non erro, il terreno è stato acquistato al prezzo di 27mila euro ma esiste una perizia giurata, secondo cui lo stesso vale 100mila euro» ha sottolineato Porcaro.

«Quello che posso dire è che alla fine, al cospetto dei comportamenti imprevedibili e folli di Russo, d’accordo con gli Abbruzzese, invitammo Celebre a concludere la compravendita anche ad un prezzo nettamente inferiore al valore reale dell’immobile, pur di liberarsi di Russo. Dal canto nostro, rinunciammo a qualsiasi pretese di spuntare guadagni dall’operazione economica a titolo di compensa per la nostra intromissione. Difatti, su questa premessa si arrivò alla conclusione dell’accordo per cui il terreno abusivamente occupato da Russo e da De Rose veniva ceduta alla madre di Antonio Russo, da Domenico Celebre all’irrisorio prezzo di 27mila euro di cui 7mila versati in contanti ed i restanti 20mila euro in rate mensili che, se non erro erano determinate in 500 euro» ha concluso Porcaro.

Le tre domande dei difensori di Marco e Luigi Abbruzzese

Gli avvocati Sanvito e Badolato, invocando di ascoltare Porcaro, si sono chiesti: «Si può affermare, dunque, a seguito delle dichiarazioni di Porcaro, oltre ogni ragionevole dubbio e con certezza giuridica, che gli odierni imputati siano responsabili dei reati contestati, ovvero è addirittura possibile escludere ogni loro responsabilità penale?; che gli odierni imputati siano responsabili del reato di estorsione consumata ovvero è configurabile la sua forma tentata?» e infine «che è da escludere la derubricazione della vicenda in mera ipotesi di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ovvero che tale tesi oggi diviene ragionevole e comunque fortemente alternativa rispetto alla ferma esclusione da parte dell’Ufficio della Procura della Repubblica?» scrivono i penalisti. Come detto, il tribunale collegiale di Cosenza si è riservato di decidere al termine di tutte le discussioni.

“Testa di Serpente”, le prime discussioni difensive

Chiusa la parte relativa alla richiesta di sentire Porcaro, il collegio giudicante ha dato la parola all’avvocato Cristian Bilotta, co-difensore di Alberto Turboli, fratello di Danilo, ex pentito, al quale viene contestata un’estorsione ai danni di un uomo che avrebbe dovuto aiutare Danilo Turboli ad aprire una lavanderia. Cosa che poi non avvenne. Su questa posizione ha discusso anche l’avvocato Maurizio Nucci, il quale ha differenziato l’operato di Alberto da quello del fratello, facendo emergere un’intercettazione che, secondo la difesa, non sarebbe stata valorizzata dalla pubblica accusa. Alberto Turboli, in sintesi, sarebbe estraneo ai fatti.

Le posizioni di Adamo Attento e Pasquale Germano

Poi è stata la volta dell’avvocato Fiorella Bozzarello, difensore di Adamo Attento e Pasquale “Paco” Germano. Su Attento, la penalista cosentina ha evidenziato che il suo assistito in realtà era un mediatore nell’interesse della vittima e sarebbe stato messo in mezzo dalla persona offesa per gestire questa situazione con i fratelli Abbruzzese. Parliamo di Nicola, Luigi e Marco.

Il legale ha inoltre sottolineato che le contestazioni contro Adamo Attento non erano partite dal testimone di giustizia, bensì dalla collaboratrice di giustizia Anna Palmieri, moglie di Celestino Abbruzzese alias “Micetto”, la quale, dopo aver ricevuto l’audio della persona offesa, richiese l’intervento della procura distrettuale. L’avvocato ha infine aggiunto che dal processo sarebbe emerso che i due coniugi, oggi pentiti, avrebbero avuto il dente avvelenato con Attento, il quale era stato scelto per inserirlo nel programma di protezione. Per la penalista il racconto dei collaboratori sarebbe stato enfatizzato dal risentimento che nutrivano nei confronti di Attento.

Infine, su Germano sono stati portati a conoscenza della Corte gli elementi indiziari in senso contrario all’accusa, i quali escluderebbero la partecipazione dell’imputato alla tentata estorsione commessa a Taverna di Montalto Uffugo. Per il legale, il suo cliente quella sera non era presente sul luogo dell’azione intimidatoria, specificando come la persona offesa non lo abbia mai chiaramente riconosciuto.

Mercoledì 12 luglio 2023, sono previste le restanti discussioni difensive. Contemporaneamente a Catanzaro sono stati fissati i primi riesami dell’ultima operazione antimafia contro le cosche di ‘ndrangheta degli Abbruzzese e dei Forastefano. Il presidente Ciarcia ha fatto intendere che la sua intenzione è quella di chiudere il processo in questa data, ma le difese hanno espresso parere contrario in quanto impegnate su più fronti a seguito delle recenti attività cautelari della Dda di Catanzaro.