Criminale nel sangue, diventa boss e poi si pente. Questa è in sintesi la storia di Roberto Porcaro, neo pentito di Cosenza, cresciuto in una famiglia rispettabilissima. Che nulla a che vedere con il mondo della ‘ndrangheta. Lui, però, ha seguito un’altra strada. Come Nicola Acri, figlio di un maresciallo dei carabinieri, prima killer, poi “capo società” e infine collaboratore di giustizia. Un lungo percorso, quello di Porcaro e Acri, che li ha portati a distanza di anni a “saltare il fosso”, aiutando la Dda di Catanzaro a ricostruire dinamiche mafiose. Porcaro fino al 2019 è stato il “reggente” del clan Lanzino. Ma al capo indiscusso della cosca degli italiani quando lo ha davvero conosciuto? Lo racconta lui stesso agli agenti della Polizia di Stato e al magistrato antimafia di Catanzaro. E lo fa, parlando di Umberto Di Puppo.

La conoscenza con Ettore Lanzino

Porcaro e la famiglia Di Puppo sono legati dal punto di vista criminale. Il pentito riconosce sia a Michele che ad Umberto un carisma di un certo livello all’interno dell’associazione. In riferimento alla conoscenza di Umberto dice che «è stato lui che nel maggio-giugno 2012 mi ha portato a conoscere la prima volta Ettore Lanzino mentre questi era latitante. Si occupa della gestione di tutte le attività illecite dell’associazione facendo di fatto le veci del fratello Michele quando questi è impossibilitato. Infatti è capitato più volte che si occupasse direttamente lui con Alberto Superbo» e un altro soggetto “omissato“, “della rendicontazione dei soldi della “bacinella“. Con riferimento alla sua affiliazione posso dire che detiene dal 2015 la dote della “Stella“» spiega Porcaro.

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«Questo lo deduco dalla circostanza per cui Francesco Patitucci mi conferì a me ed a Piromallo la dote della “Stella” non ricordando esattamente nominativi da portare in Copiata, se li fece dare proprio da Umberto Di Puppo, il quale per potere sapere della nostra affiliazione doveva necessariamente avere la stessa dote. Personalmente mi sono incontrato con Umberto Di Puppo l’ultima volta nel 2014, poi siamo stati alternativamente detenuti e non abbiamo avuto occasioni d’incontro: tuttavia abbiamo sempre preparato il suo stipendio almeno sino a quando io sono stato arrestato nel 2019». Ad onor di cronaca, la Cassazione di recente aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame di Catanzaro per la posizione di Umberto Di Puppo, il quale è in attesa del nuovo giudizio cautelare. Si attende infatti che la Suprema corte depositi le motivazioni per fissare l’udienza camerale bis.