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In tempi non sospetti già l’ex collaboratore di giustizia Danilo Turboli aveva parlato dei rapporti tra Roberto Porcaro e l’imprenditore Giuseppe Caputo, tra i 245 imputati di “Reset“. Oggi è lo stesso pentito a confermare alcune presunte circostanza criminali circa l’interessamento degli italiani e “zingari” della sicurezza dei locali della Movida cosentina e non solo.
I rapporti tra Giuseppe Caputo e Roberto Porcaro
L’ex “reggente” della cosca degli italiani sul punto è stato lungo nel descrivere la conoscenza con Caputo. «Si tratta di un imprenditore attivo nel settore della sicurezza mediante una società di security che pur avendo sede in un’altra città d’Italia era attiva anche sul territorio di Cosenza» dice Porcaro.
«Per quanto concerne il settore della sicurezza voglio precisare che non è un settore di nuovo interesse per la criminalità organizzata ma è un settore di cui ci siamo storicamente sempre occupati». E spiega. «Con specifico riferimento all’apporto dato da Caputo alla nostra consorteria voglio precisare che l’accordo prevedeva che una parte dei proventi che lui ricavava dalla sua attività veniva versata nelle casse della consorteria criminale. Caputo aveva rapporti prevalentemente con me ma conosceva anche Luigi Abbruzzese e comunque sapeva che i proventi della sua attività economica, di spettanza della nostra consorteria criminale, venivano suddivisi tra “gruppo degli italiani” che aveva me come referente e “gruppo degli zingari” che aveva come referente Luigi Abbruzzese, ma a tutte le commesse che la sua agenzia di security prendeva» aggiunge il pentito.
«Caputo si occupava», non solo di un evento svoltosi a Rende «ma anche di tutta una serie di locali cosentini. La sua crescita dal punto di vista economico e del numero dei locali in cui svolgeva la sua attività dipendeva anche dal fatto che era noto che fosse soggetto vicino a me e alla nostra consorteria criminale di cui spesso spendeva il nome».