Giunge al termine il processo di primo grado per la morte della dottoressa Maria Barca, deceduta il 12 dicembre del 2016 a causa di uno shock settico nel reparto di Ginecologia dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza. Il tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, ha condannato due imputati, entrambi ginecologi, mentre ha assolto gli altri medici dalle rispettive accuse.

Morte di Maria Barca, le condanne

La sentenza, pronunciata in composizione collegiale (presidente Urania Granata, giudici Fabio Squillaci e Maria Teresa Castiglione), ha condannato Francesco Carbone e Carmen Cosco per il reato loro ascritto al capo a) della rubrica imputativa, in concorso e limitatamente alla condotta del 6 dicembre 2016.

Il Tribunale, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, ha inflitto a entrambi la pena di sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale e non menzione nel casellario giudiziale. Gli imputati sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese processuali.

Sul fronte delle richieste risarcitorie, Carbone e Cosco sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, da liquidarsi in separata sede, e al pagamento immediato di provvisionali per un totale di:

  • 50mila euro ciascuno a favore delle figlie Federica Garofalo e Giusi Garofalo
  • 30mila euro ciascuno per le sorelle Lorella Barca, Sonia Barca e Sara Barca
  • 20mila euro alla madre Rosetta Marano
  • 10mila euro per ciascuna delle altre parti civili costituite

Gli imputati dovranno inoltre rifondere le spese legali delle parti civili, quantificate in 5.031 euro per ciascun gruppo di aventi diritto, oltre spese generali, IVA e CPA.

Morte di Maria Barca, le assoluzioni

Il Tribunale ha invece assolto Michele Morelli (difeso dall’avvocato Antonio Vanadia), Clemente Sicilia (difeso dagli avvocati Marcello Manna e Paolo Coppa), Giulia Cerenzia (difeso dagli avvocati Enzo Belvedere e Angela Caputo) e Francesco Carbone (difeso dall’avvocato Gianluca Serravalle) (per le condotte del 5 dicembre 2016) per non aver commesso il fatto, relativamente al capo a). Inoltre, ha assolto Morelli, Cerenzia e Cosco (difesa dagli avvocati Carlo Petitto e Vittorio Cosco) dai reati loro contestati ai capi b), c), d), e) ed f) perché il fatto non sussiste. Il termine per il deposito delle motivazioni è stato fissato in novanta giorni.