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Il crollo sulla Sila-Mare ha innescato un effetto domino che difficilmente si assesterà in tempi brevi. Le interlocuzioni del sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo, col ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, con i vertici regionali e nazionali di Anas, le sollecitazioni di parte della politica e del senatore di Fdi, Ernesto Rapani, stanno per certi versi accelerando i tempi di tutta una serie di verifiche utili a riaprire un’arteria fondamentale per le popolazioni locali.
Gli interventi saranno di tre tipologie: ricostruzione del ponte crollato, verifica del tratto a monte che “affonda” i piloni dei viadotti nel greto del fiume Trionto fino al centro abitato di Longobucco e realizzazione dell’inesistente tratto a valle, quello che si snoda fino a Mirto, e quindi alla costa.
Tre sfide improbe. Anas conta di concludere la verifica dei piloni, così da poter riaprire il tratto non interessato dal sequestro, nel giro di «qualche mese». Il problema è quel “qualche” che il sindaco si augura possa concludersi entro il 4 agosto, la festa di San Domenico che richiama a Longobucco decine di migliaia di persone e che rappresenta una boccata d’ossigeno fondamentale per l’economia locale.
Di commistioni tra vicende a tinte calabre e burocrazia, però, ne è piena la storia che insegna come una tempistica indefinita possa procrastinarsi per sempre a “data da destinarsi”. In tutto questo, però, Anas ha già nominato una commissione per fare luce sulle cause del crollo dell’opera.
Da una prima analisi condotta sull’intera infrastruttura – da quanto appreso – emergerebbe la concreta possibilità che un repentino innalzamento delle acque del Trionto potrebbe riprodurre un fenomeno erosivo simile a quello che ha causato il crollo, e questo su uno qualsiasi dei piloni dell’infrastruttura che affondano nell’alveo.
Tradotto? Anas è preoccupata che l’incidente potrebbe ripetersi per via delle correnti e vuole verificare dettagliatamente. Per questi motivi la struttura territoriale dell’ente stradale ha disposto la chiusura al transito preventiva anche del tratto a monte, ovvero da Longobucco fino al chilometro 6,5. E questo per poter effettuare le verifiche tecniche utili a mitigare il rischio idraulico a cui è sottoposta l’intera tratta che si poggia su piloni elevati lungo il greto del Trionto.
Anas ha quantificato questi interventi in 9 milioni di euro e per questo ha “scritto” al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Insomma, fino alla messa in sicurezza dell’opera, incluse la realizzazione di nuovi interventi nell’alveo, necessari a regolare la portata del corso d’acqua, sembra impensabile la riapertura anche della tratta non soggetta a sequestro giudiziario.
Per concludere la Sila Mare servono 100 milioni (22 già disponibili)
Ma se da una parte per questa messa in sicurezza saranno necessarie 9 milioni, per concludere la Sila-Mare servono altri 80 milioni, oltre ai 21,8 disponibili attraverso finanziamenti del fondo di sviluppo e coesione sin dal 2016. Anas sta valutando anche le prime ipotesi per il ripristino del viadotto Ortiano II, oltre che la messa in sicurezza dell’intero tratto sequestrato dalle autorità giudiziarie.
Rispetto al tratto più a valle, da realizzare completamente, l’ente stradale sta valutando da Cropalati a Mirto, il rifacimento della statale 531 a due corsie, una per senso di marcia, in continuità con l’intervento della Regione.
Per questo lotto si valutano due ipotesi preliminari, entrambi in una nuova sede rispetto alla 531, una sulla destra del corso d’acqua, l’altra a sinistra del fiume Trionto. La prima si sviluppa per circa 11 km e si innesta sulla statale 106 all’altezza del ponte sul Trionto, ad un centinaio di metri dall’inizio del centro abitato di Mirto.
La soluzione a sinistra ha uno sviluppo simile – di 10,5 km – si collega alla nuova rotatoria in contrada Foresta a Rossano. Secondo le stime di Anas, le due soluzioni costano circa 100 milioni, di cui 21,8 – come accennato – già stanziati nell’ambito del contratto di programma 2016-20.
Anche queste opere ricadono nella viabilità di pertinenza della statale 106, quindi sotto regime di quel commissariamento che dovrebbe agevolare e snellire le procedure. E come per la Ionica, il commissario è Massimo Simonini.
Anas ipotizza che il primo stralcio – circa un chilometro che dal ponte di Cropalati raggiunte il 4° lotto del secondo stralcio in costruzione a cura della Regione, fino al bivio di Caloveto sull’esistente statale 531 – «salvo imprevisti» possa andare in gara d’appalto nel primo semestre del 2024.
A questo progetto, dovrebbe seguire – il condizionale è più che mai d’obbligo perché i finanziamenti sono tutti da reperire – la progettazione definitiva del 2° stralcio di completamento, dall’innesto di Caloveto fino alla statale 106, per una lunghezza di circa 11 km. Insomma, nelle migliori delle ipotesi, il tratto a monte di 6,5 chilometri, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe essere riaperto «tra qualche mese». Per il resto – alla calabrese maniera – non resta altro che “incrociare le dita”.