Il tribunale superiore delle acque pubbliche annulla l’ordinanza del Comune di Cosenza che imponeva a Sorical di erogare più acqua rispetto al fabbisogno cittadino. E i giudici spiegano che la colpa della dispersione idrica nella città dei bruzi non può essere attribuita alla società calabrese. Oggi si conoscono dunque le motivazioni dell’udienza tenutasi lo scorso luglio. Ed è un duro colpo per il Comune di Cosenza. 

Nel ricorso presentato, la Sorical lamentava anche il fatto che Palazzo dei Bruzi avesse ordinato per un anno fino al cessare dell’emergenza idrica, la consegna delle chiavi dei punti di erogazione della fornitura idrica di via De Rada, Cozzo Muoio e del cabinotto di controllo sull’adduttrice al serbatoio di Serra Spiga, al fine di permettere il controllo degli stessi e di consentire al Comune l’installazione di propri misuratori di volume e di portata con carattere di certezza, sia in termini di taratura che di omologazione, al pozzetto di arrivo e diramazione della fornitura dell’acquedotto Abatemarco. 

Comune di Cosenza debitore di Sorical

La dispersione delle acque a Cosenza arriva al 70%. A ciò si aggiunge il debito – circa 9 milioni di euro – che il Comune ha nei confronti della Sorical, particolare di non poco conto. Sempre Sorical contesta a Palazzo dei Bruzi di non aver adottato interventi di manutenzione e miglioramento sulle reti secondarie, altrimenti non si spiega la necessità di ricevere quantitativi idrici all’ingrosso assai superiore per colmare le perdite idriche presenti nelle reti cittadine. Costituendosi in giudizio, il Comune di Cosenza ha sollevato anche una questione sull’incostituzionalità dell’affidamento della gestione delle reti idropotabili alla Sorical, società mista a prevalente capitale pubblico, ma formalmente di diritto privato. 

Nel merito della sentenza 

Il Tsap scrive che «la responsabilità del fornitore è a monte dei punti di consegna e termina ai nodi di recapito. A valle, la responsabilità è in capo all’Utente-Comune, anche per quanto riguarda la manutenzione degli impianti. Come risulta dalla relazione della Corte dei Conti del 2011 la dispersione di acqua potabile è notevolissima e tale fenomeno interessa anche la città di Cosenza». E aggiunge: «Detta dispersione è dovuta anche alla vetustà della rete di distribuzione finale, o rete secondaria o urbana. E’ quasi inutile osservare che, ove la dispersione idrica fosse lungo la grande adduzione (regionale, gestita da Sorical), essa sarebbe irrilevante ai fini della somministrazione agli utenti finali». 

Come relazionato dal prof. Veltri dell’Unical, «il soddisfacimento del fabbisogno idrico della popolazione di Cosenza risulta garantito con l’erogazione di 24.800 metri cubi al giorno». E qui il tribunale evidenzia un dato fondamentale: «La dispersione d’acqua nelle reti urbane» considerato lo stato dell’arte delle linee gestite da Sorical, ovvero linea A e linea B, mentre la linea C spetta ai Comuni «non riconducibili a responsabilità del fornitore in relazione, ad esempio, a rotture o perdite verificatesi sugli impianti posti a valle del nodo di consegna».

Parlando del debito del Comune di Cosenza, i giudici sottolineano che «le proposte fatte da Sorical di pagamento dilazionato o di “regolazione del debito” e i “piani di rientro”, pure depositati in giudizio, non risultano essere andati, almeno del tutto, a buon fine». In definitiva, l’ordinanza del sindaco Mario Occhiuto non ha profili di urgenza viste le motivazioni edotte dal tribunale, in quanto è lo stesso Comune ad essere inadempiente. Irrilevanti infine le questioni anticostituzionali sulla gestione della Sorical delle reti idropotabili.