L’ex sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta avrebbe promesso favori in cambio dei voti per le elezioni Regionali 2020. Competizione in cui è risultato eletto, in attesa della proclamazione da parte della Corte d’Appello di Catanzaro, nella lista dei Democratici e Progressisti. Ottomila preferenze in tutta la provincia di Cosenza, ma secondo la procura di Paola la sua affermazione non sarebbe frutto di una propaganda politica fatta alla luce del sole, ma di accordi illeciti con un imprenditore nel settore della sanità, Giuseppe Chiaradia, due sindaci, Pino Capalbo di Acri e Giovanni Pirillo di Longobucco, ed Emilio Morelli, residente a Roggiano Gravina. L’accusa più grave è quella di corruzione elettorale.

I fatti, secondo l’ufficio inquirente coordinato dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, sarebbero avvenuti tra Guardia Piemontese, Cetraro e luoghi non meglio identificati, dal 30 settembre 2019 al 26 gennaio 2020, giorno delle votazioni per la scelta del presidente della Regione Calabria.

Il caso delle Terme Luigiane

Nel primo capo d’accusa, Giuseppe Aieta avrebbe accettato la promessa di alcuni dipendenti delle Terme Luigiane a procacciare voti per le prossime Regionali, sollecitando in cambio funzionari pubblici per l’ottenimento della proroga della sub concessione dello sfruttamento delle acque termali di Guardia Piemontese, consentendo ai dipendenti di proseguire la propria attività lavorativa. Per i pm, però, sarebbe stato commesso «un atto contrario ai doveri d’ufficio, stante la indebita ingerenza dell’Aieta in contrasto con i doveri di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, di cui all’art. 97 della Costituzione». 

La promessa fatta a Capalbo e Morelli

Il sindaco di Acri, Pino Capalbo e il consigliere regionale uscente, Giuseppe Aieta si conoscono da anni. L’avvocato acrese era nella struttura speciale regionale facente capo all’ex primo cittadino di Cetraro. Secondo la procura di Paola, il 30 settembre 2019, Aieta avrebbe promesso a Capalbo la riconferma nella struttura in cambio di voti. Stesso capo d’imputazione per Emilio Morelli, residente a Roggiano Gravina.

Nel caso del sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo, la questione è diversa perché Aieta avrebbe promesso al primo cittadino del comune della Sila cosentina di assumere il figlio Domenico nella struttura speciale regionale, in cambio del sostegno elettorale alle Regionali 2020.

L’imprenditore nel settore della sanità privata

Il capo E della rubrica imputativa riguarda la promessa fatta da Giuseppe Aieta all’imprenditore di Corigliano Rossano, Giuseppe Chiaradia, operante della sanità privata, di sollecitare i funzionari pubblici del Dipartimento della Salute ad accelerare la pratica per l’accreditamento delle strutture sanitarie intestate allo stesso Chiaradia. Tutto questo, secondo la procura di Paola, in cambio di voti per la rielezione in Consiglio Regionale. Giuseppe Aieta è difeso dall’avvocato Vito Caldiero del foro di Paola.