Il tribunale del Riesame di Catanzaro dovrà esprimersi per la seconda volta sulle esigenze cautelari di Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, ucciso il 14 febbraio del 2023, a Cosenza, in via Monte Grappa. Trentasei coltellate inferte dalla donna all’anziano originario di San Fili, il quale, secondo l’indagata, avrebbe voluto avere un rapporto sessuale con lei. Richieste rispedite al mittente, spiegò la donna cosentina, e a quel punto Gioffrè avrebbe tentato di ucciderla. Da lì la reazione veemente di Tiziana Mirabelli, che ha portato la 45enne ad ammazzare il suo vicino di casa.

La Cassazione, nella giornata di oggi, ha emesso il giudizio rispetto al ricorso presentato dall’avvocato Cristian Cristiano, difensore di Tiziana Mirabelli. Gli ermellini infatti hanno annullato con rinvio sulle esigenze cautelari e sull’adeguatezza della misura rispetto ai fatti narrati dalla donna in sede di indagini preliminari. Un ricorso parzialmente accolto, visto che per su altri motivi la Cassazione non ha dato parere favorevole.

La difesa: «Indagata attendibile»

Già l’accoglimento del reclamo sulla permanenza o meno in carcere di Tiziana Mirabelli, ha in parte soddisfatto la difesa. «Esprimiamo solo parziale soddisfazione in merito alla decisione assunta dalla prima sezione della Suprema Corte di Cassazione che, ovviamente e purtroppo, non ha avuto la possibilità di valutare quanto emerso dalle chat intercorse tra la sig.ra Mirabelli ed Gioffrè, acquisite solo successivamente alla proposizione del ricorso avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame» dichiara l’avvocato Cristian Cristiano.

«Non possiamo accontentarci, convinti del fatto che la Mirabelli sia vittima e non già carnefice, dell’annullamento con rinvio in punto di esigenze cautelari ed adeguatezza della misura che è però chiarificatore in merito alla valutazione sull’attendibilità dell’indagata evidentemente riscontrata dalla Suprema Corte» aggiunge il penalista cosentino.

«Unica verità possibile»

«Le nuove emergenze, unitamente al rinvenimento delle microspie e della telecamera collocate in casa dell’indagata, acquisite su indicazione della Mirabelli sempre in epoca successiva al ricorso, avrebbero consentito ben altro vaglio spingendo la Corte, che ha pienamente riconosciuto, bene ribadirlo, come credibile il narrato della Mirabelli in merito all’antefatto ed all’aggressione patita, verso altra valutazione anche in punto di configurabilità della proporzione tra quanto subito e quanto posto in essere.
Elementi che certamente dovranno essere oggetto di nuova valutazione insieme all’interrogatorio reso recentemente su richiesta della stessa indagata e tempestivamente svolto dal sempre attento ufficio di Procura. Attendiamo fiduciosi i prossimi sviluppi certi che il tempo, come affermato sin dall’inizio, cristallizzerà l’unica verità possibile» conclude l’avvocato Cristiano.