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Roberto Porcaro ha reso più di una dichiarazione sull’omicidio di Luca Bruni, l’ultimo esponente della famiglia “Bella Bella” di Cosenza ad essere assassinato per mano della ‘ndrangheta. Una storia nota e arcinota che, secondo la Dda di Catanzaro, deve ancora giungere a una completa conclusione. Nel corso degli anni infatti sono stati aperti vari procedimenti penali, oltre a quello principale contenuto in “Nuova Famiglia”.
Omicidio di Luca Bruni, una lunga storia processuale
Nel maxi-processo contro la cosca “Rango-zingari“, coordinato all’epoca dal pm Pierpaolo Bruni, oggi procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, erano stati condannati Maurizio Rango (ergastolo), e i tre collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti (esecutore materiale), Daniele Lamanna (esecutore materiale) e Franco Bruzzese (mandante). Poi è stata la volta di Ettore Sottile (di recente condannato al “fine pena mai”), Ettore Lanzino (archiviato), Alberto Superbo (archiviato), Roberto Porcaro (assolto), Francesco Patitucci (assolto). E infine è toccato a Marco Abbruzzese (condannato solo per l’occultamento di cadavere) e Luigi Abbruzzese (assolto).
Nel periodo iniziale della sua collaborazione con la giustizia, Roberto Porcaro ha rivelato altri dettagli della vicenda omicidiaria, confermando sia la versione degli altri pentiti circa il presunto coinvolgimento degli italiani, che aggiungendo altri elementi processuali, riferiti sia al suo procedimento penale che a quello in cui sono coinvolti l’avvocato Marcello Manna e il giudice Marco Petrini.
La presunta falsa testimonianza difensiva di Curcio
La novità dichiarativa rispetto agli altri verbali sta nell’aver illustrato la figura di Francesco Curcio, «quale intraneo nel gruppo Banana e già in precedenza al servizio di Maurizio Rango. Pur non avendo compiuto specifiche attività delittuose con lui, sono a conoscenza – dichiara Porcaro che è un soggetto ampiamente a disposizione dell’associazione. A tal proposito ricordo del fatto che si è reso disponibile a rendere una falsa dichiarazione difensiva, nel processo a carico mio e di Francesco Patitucci per l’omicidio di Luca Bruni, al fine di screditare Franco Bruzzese nella parte in cui questi aveva correttamente riferito di essere stato accompagnato da Francesco Curcio presso l’abitazione di Rende dove c’era Ettore Lanzino».
Il pentito aggiunge che «nel dicembre 2019, quando è stato scarcerato Francesco Patitucci io e Luigi Abbruzzese siamo andati a trovarlo a casa accompagnati proprio da Francesco Curcio che è salito con noi, con Francesco Patitucci che lo ha riconosciuto dicendo “mi ricordo di te” in riferimento proprio alle dichiarazioni che aveva reso nel processo sull’omicidio di Luca Bruni».