Un anno fa la 45enne Tiziana Mirabelli, impegnata nel mondo delle cooperative sociali di Cosenza, uccideva con oltre 40 coltellate l’anziano originario di San Fili, Rocco Gioffrè. Il delitto di San Valentino, per capirci. La donna, però, si presentò dai carabinieri soltanto cinque giorni dopo, in una fredda domenica di febbraio. Da quel giorno il caso ha subito varie fasi processuali. Dalle confessioni della Mirabelli all’annullamento prima del decreto che disponeva il giudizio immediato dell’imputata e in seconda battuta della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della 45enne. Eventi che la nostra testata ha raccontato sempre nei minimi dettagli.

Nel mezzo di questi avvenimenti la procura di Cosenza ha cambiato il quadro accusatorio. Inizialmente il pubblico ministero Maria Luigia D’Andrea non aveva contestato le aggravanti, cosa avvenuta invece qualche mese più tardi, ovvero alla chiusura delle indagini preliminari, quando Tiziana Mirabelli (che nel frattempo è passata dal carcere agli arresti domiciliari) ha avuto sul groppone anche la crudeltà, i futili motivi e il nesso teleologico conseguenza di una rapina. Tre nuove contestazioni che fanno scattare, se provate, la condanna all’ergastolo.

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Dopo la terza chiusura indagini, l’ufficio di procura coordinato dal procuratore capo Mario Spagnuolo si appresta a chiedere il processo per Tiziana Mirabelli che, se tutto andrà come nelle previsioni iniziali della pubblica accusa, sarà giudicata dalla Corte d’Assise di Cosenza. La difesa, tuttavia, intende giocare le sue carte. Domani sapremo come finirà, perché è in programma l’udienza preliminare, all’incirca un anno dopo la sua deposizione davanti ai carabinieri della Compagnia di Cosenza.