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La Procura di Cosenza ha avviato un’indagine sull’inquinamento dell’acqua potabile in città, dopo numerose denunce e segnalazioni da parte di cittadini esasperati, tra cui quella di una donna, residente in via Martorelli. La donna, con una lettera aperta al sindaco Franz Caruso, aveva denunciato la presenza nei rubinetti di acqua maleodorante e contaminata da batteri fecali, accompagnando le accuse con i risultati di analisi effettuate in centri accreditati: valori oltre soglia per Escherichia coli, coliformi ed enterococchi intestinali.
Acqua inquinata a Cosenza, la task force di De Cicco
La vicenda era esplosa pubblicamente mettendo in allarme l’opinione pubblica cosentina. Solo dopo l’eco mediatica e le pressioni della stampa, l’amministrazione comunale di Cosenza aveva avviato le opportune verifiche. Una task force, coordinata dall’assessore Francesco De Cicco, era intervenuta nei quartieri a nord della città per mappare perdite e anomalie.
I primi riscontri erano arrivati da via Benito Falvo con l’individuazione e la riparazione di alcune perdite sulla rete. In via Libero Grassi erano emerse rotture sia sullo schema fognario sia su quello delle acque bianche. Successivamente, l’attenzione si era spostata in via Martorelli, dove si era proceduto a un’ispezione sistematica delle condotte, allaccio per allaccio, per rilevare punti critici e infiltrazioni.
L’assessore De Cicco aveva confermato che il problema si era già presentato in estate e nei mesi successivi: «Ora andremo a fondo per scoprire l’origine della contaminazione e, una volta risolto il problema, procederemo alla sanificazione della rete idrica». L’obiettivo dichiarato era il ripristino totale della sicurezza sanitaria.
Il ruolo del Consorzio Valle Crati
Nel frattempo, anche il Consorzio Valle Crati aveva convocato un consiglio d’amministrazione per fare chiarezza sulle possibili interferenze tra le reti fognarie e quelle idriche del territorio comunale. Assente il sindaco Franz Caruso, all’incontro avevano preso parte i responsabili tecnici del Comune, della Kratos scarl (società incaricata della manutenzione) e dello stesso Consorzio.
Durante la seduta, la Kratos aveva confermato che le condotte esistenti non rispettavano i criteri minimi di sicurezza e che gli interventi finora effettuati erano stati solo parziali. La relazione tecnica depositata evidenziava una rete obsoleta, non idonea a garantire la qualità dell’acqua distribuita. Da parte sua, il Comune – tramite l’ingegner Giannino Ramundo – aveva dichiarato di non poter fornire valutazioni tecniche in assenza del dirigente competente, l’ingegnere Raffaele Notte.
Il presidente del Consorzio, Maximiliano Granata, aveva chiesto di consolidare un tavolo di lavoro stabile con i tecnici comunali per pianificare in modo strutturato la manutenzione, il controllo e la messa in sicurezza delle condotte. «Serve dismettere al più presto la vecchia rete – disse – e completare gli allacci alla nuova condotta, già realizzata ma non ancora pienamente operativa».
L’inchiesta aperta dalla magistratura potrebbe ora fare luce su ritardi, omissioni e responsabilità nella gestione di un servizio essenziale. Saranno sentiti dirigenti e vertici di Palazzo dei Bruzi.