Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
C’è chi ritiene che uno dei problemi di Cosenza sia il traffico. E che per risolverlo, l’unica soluzione possibile sia quella di togliere dalla circolazione un po’ di auto. È difficile, però, immaginare che sia un intento così nobile ad animare la banda che, da diversi mesi, imperversa in città. Lì, dove i furti di veicoli sono ormai all’ordine del giorno. Anzi, della notte.
È in quel momento, infatti, che entrano in azione i malviventi: rapidi, professionali, agiscono incappucciati ed evitano con cura le telecamere di sorveglianza. Spesso e volentieri, si sbarazzano seduta stante dei localizzatori satellitari nascosti negli abitacoli. Sanno come rintracciarli e dopo averli sradicati, se ne vanno indisturbati con la refurtiva.
Il risultato è che i malcapitati proprietari, al risveglio, trovano solo la scatola nera del gps nello spazio un tempo occupato dalla loro auto. Nell’ultimo anno e mezzo è capitato parecchie volte, e che la concomitanza temporale con l’operazione “Reset” rappresenti o meno una coincidenza, nessuno ancora può dirlo.
L’unica certezza è che, dopo la maxiretata del primo settembre 2022, alla diminuzione di reati “classici” quali le estorsioni a commercianti e imprenditori, ha fatto da contraltare il boom di quest’altro fenomeno predatorio. In tal senso, nessun quartiere della città e dell’area urbana ha potuto sentirsi fin qui al riparo.
L’ultimo raid si è verificato la notte scorsa nella zona di viale Mancini, in particolare in via Libero Grassi e strade limitrofe. Una Lancia Y e un’Audi il bottino portato a casa dai ladri, a cui si aggiungono le manomissioni e i danni causati ad altri veicoli, conseguenza di tentativi di furto falliti all’ultimo istante. È capitato e, purtroppo, capiterà ancora.
A chi dovesse avere la sventura di trovarsi in una situazione del genere, ricordiamo che ancora prima di recarsi dai carabinieri a sporgere denuncia, è opportuno contattare subito il “112”, in modo tale che il numero di targa della loro auto sia comunicato alle pattuglie che presidiano le strade. Non resta che affidarsi alla fortuna e all’abilità delle forze dell’ordine. Con una certezza sullo sfondo: che il problema di Cosenza non sarà mai il traffico.
«Compagno mi’, la rivuoi la macchina?»
Perché si rubano le auto? Per chiedere il riscatto ai proprietari. O in alternativa, per rivenderne a nero i pezzi, dopo averle debitamente smontate. La prima opzione, va da sé, è quella prediletta dagli specialisti del settore.
«Compagno mi’, la rivuoi la macchina?». Una telefonata e, dall’altro capo del filo, una voce fintamente amica che si esprime così. Per chi ha subito il furto dell’automobile, quello è il prologo all’estorsione, il cosiddetto “cavallo di ritorno”. Funziona così, anzi funzionava. A quanto pare, infatti, i racketeer hanno rinunciato ormai a contattare le vittime via telefono. Troppo alto il rischio di essere intercettati. E le cabine telefoniche, già da tempo tenute sotto controllo dalla polizia, sono ormai sparite del tutto.
Il metodo prescelto, dunque, è quello dell’approccio indiretto. Si lascia che sia il proprietario del veicolo a contattare gli amici degli amici, manifestando così la volontà di riavere indietro il maltolto. Diverse inchieste giudiziarie rivelano questo mutamento di strategia al pari del prezziario fissato dai malviventi per concretizzare lo scambio: si va dalle mille euro chieste per le utilitarie alle cinquemila pretese per le auto di grossa cilindrata. Le Fiat restano il boccone più appetibile.