Dopo gli avvertimenti dell’Asp e la lettera del commissario ad acta Cotticelli, in cui si invitava a segnalare i laboratori di analisi privati che, contro tutte le indicazioni, continuavano a effettuare test sierologici per la ricerca di anticorpi Sars-Cov2, da un paio di settimane, a giudicare dalle pubblicità sui social, il divieto è caduto. Ma non è così.

Lo chiariscono dall’Asp stesso. I singoli cittadini non possono essere sottoposti a questo tipo di screening e i laboratori privati non devono effettuarli. Unica eccezione è riservata ai datori di lavoro che possono chiedere, a loro spese, di sottoporre i propri dipendenti al test, accollandosi ogni responsabilità. In questo caso l’Asp non può impedirlo.

Eppure basta scrollare le pagine facebook di molti laboratori della città e dintorni, e leggere i commenti, per capire quanta confusione c’è, non solo sui prezzi, che variano da posto a posto, ma anche sull’attendibilità dei risultati. Qualche utente chiede se siano completi, quanto sicuri; qualcuno si smarca e consiglia di lasciar perdere.

Il caso degli screening a pagamento

Il commissario ad acta Saverio Cotticelli, con una nota protocollata il 19 maggio scorso, aveva invitato tutte le aziende sanitarie a vigilare sull’attuazione dei test sierologici da parte dei laboratori privati, bloccati da settimane, dopo la segnalazione del commissario straordinario Zuccatelli. Dopo qualche giorno di tregua anche sui social network hanno cominciato a girare pubblicità di test sierologici a pagamento. Ma l’anarchia dei privati si scontra con gli ordini che arrivano dalla Regione che, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di cedere terreno sulla questione.

I test della Crocerossa e la paura di perdere il lavoro

Altra questione, slegata dai test privati, è quella dei test sierologici che in questi giorni vengono effettuati dalla Crocerossa per conto del Ministero della Salute. La risposta è stata sotto le aspettative, ma non solo al livello locale, anche nazionale. A quanto pare, la paura di sapere è stata il freno maggiore.

«Alcune persone preferiscono non sapere se hanno o hanno avuto il virus. Temono ingenuamente di perdere il lavoro, o di essere costrette a restare di nuovo in casa, e così non vengono» ci dice dottor Antonio Schettini, presidente Croce Rossa Italiana di Cosenza. Non è particolarmente stupito della risposta dei cittadini alle chiamate del call center. «Ogni giorno in città effettuiamo tra i 50 e i 60 test al giorno e poi i risultati vengono inviati all’Istat e all’Istituto superiore della Sanità». In caso di positività rilevata, invece, viene contattata direttamente l’Asp, deputata poi a sottoporre il soggetto a rischio, al tampone «per verificare se ancora ha la virulenza, oppure se ha solo generato gli anticorpi, cioè è entrato in contatto con la malattia, l’ha superata magari in modo asintomatico».

I test sierologici vengono poi spediti al laboratorio dell’ospedale di Castrovillari e in 48/72 ore arriva il risultato. «Continueremo credo al massimo per un’altra settimana» dice Schettini «a meno di nuove indicazioni da parte del Ministero».