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Anche Antonio Segreti, secondo il Riesame di Catanzaro, non fa parte della presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Lo hanno scritto i giudici nell’ordinanza emanata a seguito dell’annullamento con rinvio stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione.
L’imputato di Recovery, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Natale Occhiuto, risponde di associazione a delinquere dedita al narcotraffico con ruolo di partecipe nel traffico di stupefacenti. Per la Dda di Catanzaro avrebbe avuto rapporti con il sottogruppo Presta-Caputo. Tuttavia, il Riesame, limitatamente al capo 1, ha ritenuto insussistente la gravità indiziaria.
«L’attività d’indagine ha consentito di appurare come Antonio Segreti fosse uno spacciatore di sostanza stupefacente che collaborava in vari modi nello spaccio con i fratelli Rudisi, che erano agli arresti domiciliari e, quindi, impossibilitati a portare a termine i loro traffici di stupefacenti».
Secondo il Riesame, «non vi sono rapporti con altri sodali del gruppo Presta-Caputo e elementi su cui fondare l’adesione di Segreti al sodalizio organizzato». I giudici proseguono: «Anche le captazioni in cui il ricorrente si era lamentato con Andrea Rudisi di essersi servito, in un’occasione, della Presta per far pervenire una fornitura a Caputo, ovvero in cui aveva criticato con Michele Rudisi il prezzo della vendita della marijuana praticato dalla Presta, non appaiono dirimenti per fondare l’assunto accusatorio dell’adesione consapevole al sodalizio, innestandosi sempre nell’ambito del rapporto esclusivo con i fratelli Rudisi».
In definitiva, «il tribunale conformandosi al principio di diritto ribadito dalla Suprema Corte, ritiene di concludere per la mancanza nel caso in esame di gravità indiziaria in ordine alla partecipazione operativa del ricorrente, volontaria e consapevole, funzionale all’esistenza dell’organizzazione e alla realizzazione del programma criminoso». Segreti dunque si sarebbe relazionato con i fratelli Rudisi per l’acquisto per lo spaccio al minuto. Il Riesame ha disposto la scarcerazione, annullando la misura cautelare.