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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’Audace San Marco, società che milita nel Girone B di Seconda Categoria:
“Allo Stadio Comunale di Roggiano Gravina è andata in scena una partita che umilia il significato di sport dilettantistico. La partita in questione è Roggiano Calcio contro Audace San Marco di domenica 27 febbraio alle ore 14:35. La vittoria dei gialloverdi è visibilmente immeritata, ed è stata propiziata da gravi errori dell’arbitro che ha gestito in modo pessimo una serie di falli di gioco ai danni della nostra squadra, assegnando un rigore completamente inesistente al Roggiano su un tuffo plateale di uno degli attaccanti di casa. L’episodio che ha cambiato la partita e fatto infuriare tutto il nostro ambiente, è stato al nono minuto del secondo tempo, quando l’attaccante Cristiano Greco ha ricevuto un pugno, e nell’accasarsi a terra dolorante e inerme, nella mischia è stato preso a calci da un giocatore avversario. In controtendenza all’episodio accaduto, il direttore di gara originario di Castrovillari Pompilio della sezione arbitrale di Rossano, ha deciso inspiegabilmente di espellere oltre a un calciatore del Roggiano responsabile di aver sferrato il pugno, anche un calciatore a caso della nostra squadra, giusto per non prendersi responsabilità. Questo non è stato l’unico episodio, perché durante i novanta minuti i nostri giovani atleti hanno ricevuto più e più volte minacce verbali abbastanza gravi e falli duri mai sanzionati. Inoltre in aggiunta alla sospensione per fallo su Greco di oltre cinque minuti, numerose bottigliette in campo e una rissa tra i giocatori di casa con il loro stesso pubblico, hanno rallentato il regolare svolgimento della gara. Dulcis in fundo solo quattro minuti di recupero fischiati anche anticipatamente. Se questo è calcio o meglio sano sport, meglio rimanere a casa in famiglia la domenica. Ci appelliamo e speriamo che la LND – Calabria a cui invieremo dei filmati e un dossier e sull’accaduto, prenda seri provvedimenti in merito, perché situazioni del genere non si verifichino mai più, altrimenti non serve portare alla memoria spesso e volentieri casi come quello di Ermanno Licursi”.