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Non c’è nessun dubbio, il titolo di questo pezzo è sicuramente banale. Lo dice anche la persona che ha appena finito di scriverlo e che sta riguardando il titolo. Il punto è un altro: cos’altro si può dire di Gigi Marulla che non sia stato detto?
Il rischio di cadere nella retorica è sempre enorme. Così sono rimasto sul classico. Perché è vero che le bandiere non muoiono mai. Sia chiaro: Cosenza ha avuto Gigi Marulla sopra ogni cosa. L’amore cantato dai cosentini per il proprio numero 9, fortemente ricambiato dal capitano stesso, ha superato i limiti del conoscibile.
Viviamo una città sempre più complessa e marginale che si illude di essere importante. Ma la storia era la stessa anche quando arrivò Gigi Marulla in quello stadio che oggi, purtroppo, porta il suo nome. E diciamo purtroppo perché sarebbe stato bello vederlo correre verso la Curva Nord di Pescara, tre anni dopo la sua morte, a prendersi l’abbraccio del suo popolo come aveva già fatto dopo il gol alla Salernitana che salvò i Lupi dalla retrocessione. Quella stessa retrocessione dalla quale, oggi, nessun Marulla può salvare i rossoblù. Perché non esiste un altro Gigi Marulla.
Gigi Marulla, se le bandiere non muoiono neanche quando muore la squadra
Guardiamoci negli occhi: il Cosenza di oggi è clinicamente morto e si attende soltanto che qualcuno stacchi la spina. Come uno Squid Game, prima o poi i rossoblù sanno che dovranno cadere dal ponte di vetro. E potrebbe accadere proprio a Salerno, contro quella stessa squadra che Gigi Marulla mandò in C. No, oggi non c’è nessuno come lui. E nessuno lo sarà mai.
Il gol del “Mito Fondativo” l’ha definito Andrea Marotta nel suo “Lontano da me”. Chissà cosa direbbe o cosa farebbe, Gigi Marulla, davanti a un Cosenza ormai condannato alla Serie C senza particolari appelli di sorta. A meno di un nuovo miracolo, nel quale nessuno spera più, si tornerà a calcare campi diversi. Ma la retrocessione sportiva è l’ultimo dei problemi. Il capitano manca sopra ogni cosa quando si guarda a ciò che sta accadendo a livello societario, con un arroccamento su posizioni incredibili nel senso peggiore del termine, cioè che se uno le racconta in giro non gli credono. Fidatevi.
Se la retorica lascia il posto al realismo
È forse estremamente retorico dire che Gigi Marulla non avrebbe permesso tutto ciò? Credo di no. Credo che la prova sia in quel brutto pomeriggio di Padova e in quell’altrettanto terrificante pomeriggio in casa contro la Lucchese, la domenica successiva. In quel gol all’Euganeo c’è tutto Gigi Marulla. E non per un elogio del dolore e della sofferenza che sarebbe, questo sì, retorico e stucchevole. A nessuno piace soffrire. Ma perché l’immagine del numero 9 nella mano sul fianco, mentre la pancia dello stadio veneto lo inghiotte a testa bassa, è l’immagine di chi ha fatto di tutto per salvare il suo amore. Oggi, invece, c’è una dirigenza che abbandona lo stadio prima della fine della partita.
Per questo manchi oggi più che mai. Anche se siamo consapevoli che la morte, sportiva, del Cosenza Calcio, rappresentata dall’eventuale retrocessione in Serie C, non farà morire mai la bandiera. Buon compleanno, Gigi Marulla. Buon compleanno, Unico Capitano.