C’è un frutto prezioso e dal sapore antico che matura a primavera inoltrata nei giardini affacciati sul mare Jonio, protetti dal massiccio del Pollino e accarezzati dal vento. È l’arancia bionda tardiva di Trebisacce, un agrume dalle eccellenti qualità introdotto nell’ottocento al posto dei vigneti danneggiati da una epidemia di filossera. Da alcuni anni però la produzione è diminuita e ristretta a poche decine di ettari frammentati tra circa seicento proprietari.

Grazie all’impegno della Condotta Slow Food Magna Graecia Pollino e all’Assopec, l’Associazione degli operatori economici di Trebisacce, l’arancia bionda tardiva ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di presidio Slow Food, un passo determinante per la salvaguardia di questo straordinario prodotto. Caterina Diana, responsabile del presidio Slow Food del frutto del biondo, come tutti chiamano confidenzialmente l’arancia bionda tardiva, è stata ospite degli studi di Cosenza Channel.

«Normalmente questo frutto matura d’inverno – ha spiegato – Questa qualità invece ha una caratteristica particolare, perché il suo periodo di maturazione è quello della tarda primavera, quindi tra fine aprile e proprio questo periodo di inizio giugno. È un’arancia particolare; innanzitutto è molto dolce, molto succoso, ha la buccia sottile, una forma piccolina ed è una tipicità di Trebisacce, dove vi sono una serie di fattori climatici che ne rendono possibile la sua produzione.

Abbiamo di fronte il mare Jonio, alle spalle il massiccio del Pollino che protegge i terreni dalle intemperie. E poi abbiamo anche la particolarità di avere un terreno poco argilloso che ne tarda la maturazione, ecco perché si chiama appunto arancia bionda tardiva». Sull’importanza del riconoscimento del presidio Slow Food ha aggiunto: «Il presidio rispecchia la filosofia e il manifesto di un cibo buono, giusto e pulito. Quando Slow Food dà un riconoscimento a un prodotto vuol dire che si tratta di un prodotto coltivato secondo metodiche tradizionali. Il presidio tutela la biodiversità, ed anche le tradizioni identitarie, culturali e sociali di un luogo. E tutela anche i produttori».

Caterina Diana poi ricorda i protagonisti di questo percorso. Perché il traguardo è stato raggiunto attraverso una sana sinergia anche con le istituzioni: «I produttori hanno avuto il sostegno della Condotta Magna Grecia, del presidente precedente Saro Costa, dell’attuale presidente Giuseppe Gatto, di Cesare Renzo che è il responsabile dei presidi della Condotta. Abbiamo inoltre avuto il sostegno anche dello Slow Food regionale quindi Alberto Carpino, che è il responsabile dei presidi in Calabria, e Michelangelo D’Ambrosio che è il referente regionale per slow food in Calabria.

E poi vi è stato un patto di intesa con la Regione Calabria, segnatamente con l’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo e la consigliera regionale Pasqualina Straface». L’arancia bionda tardiva di Trebisacce ha anche una storia molto affascinante da raccontare. Il suo sviluppo, come detto, è legato alla traumatica epidemia che colpì le vigne nell’ottocento.

«I coltivatori estirparono i vitigni per impiantare appunto l’arancia. C’è un’altra particolarità nella storia di questo frutto; negli anni trenta del secolo scorso il biondo tardivo partecipò a Palermo ad una esposizione di agrumi. E nonostante la concorrenza dei frutti siciliani, si classificò al primo posto» rivela Caterina Diana. Si guarda anche alla trasformazione del frutto: «Il nostro obiettivo principale – dice – è farlo diventare un ingrediente.

Dopo aver ottenuto il riconoscimento di presidio Slow Food fioccano le richieste dall’Italia e dall’estero che in questo momento non riusciamo a soddisfare, perché siamo già alla fine della produzione. Ma abbiamo stretto importanti contatti con chef e pasticceri di alto livello. Si può dire che siamo all’anno zero. Siamo guidati anche da un fattore sentimentale: il legame alla nostra terra ed alle nostre tradizioni familiari nella consapevolezza dell’importanza di non disperdere i sacrifici compiuti dai nostri nonni e dai nostri padri per mantenere viva questa straordinaria ed esclusiva varietà».