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Il 2024 è stato un anno di resistenza. Famiglie e imprese hanno dovuto fare i conti con l’ennesimo scenario globale instabile, fatto di guerre visibili e invisibili, di dazi americani e di tensioni economiche che hanno alimentato un’inflazione difficile da domare. Eppure, in mezzo a questa incertezza, il mondo dei pubblici esercizi calabresi ha saputo adattarsi. A raccontarlo è il Rapporto Fipe 2025, che fotografa l’andamento del settore analizzando i dati Istat e Infocamere degli ultimi dodici mesi.
In Calabria, il numero di imprese attive nella ristorazione è sceso dell’1%, meno rispetto alla media nazionale (-1,2%). Un calo contenuto, che conferma una certa resilienza. Le aziende del comparto sono 11.156, pari al 3,4% del totale nazionale. Si conferma anche un tratto distintivo del tessuto imprenditoriale calabrese: la prevalenza delle ditte individuali, che qui raggiungono il 65,7% del totale, la percentuale più alta d’Italia.
Più preoccupante la situazione dei bar: in regione sono 4.167, ma rispetto al 2023 se ne contano il 3,4% in meno, un dato leggermente peggiore rispetto alla media italiana (-3,3%). Anche in questo segmento, però, le imprese individuali continuano a dominare (73,1%). In controtendenza le attività di ristorazione mobile, in crescita dello 0,5% grazie alla diffusione di modelli innovativi come lo street food e il food truck.
Un segnale incoraggiante arriva dai giovani imprenditori: la Calabria è seconda in Italia per quota di imprese under 35 (15,2%), superata solo dalla Campania. Più marginale, invece, la presenza di imprese straniere, che rappresentano il 5,9%.
Nel complesso, il settore dà lavoro a 21.635 persone, con una media di 4,8 occupati per impresa. Un tessuto vivo, che affronta la crisi con tenacia e voglia di innovare.