«Cosa fai quando torna quella vocina?». «Vado a guardare il mare». Ci risponde così, Kirill Grigoriev, un giovane di origini straniere cresciuto in Italia, che per gran parte della sua vita ha combattuto contro la dipendenza da alcool e droghe, ma che, dopo aver toccato il fondo, ha trovato la forza di rinascere. Oggi lavora come Oss, «un lavoro bellissimo» e offre la sua testimonianza ai ragazzi del centro di accoglienza l’Ulivo di Tortora, la struttura che l’ha salvato da morte certa, grazie alle cure e all’amore ricevuti.

Sobrio da dieci anni

Kirill ha ancora gli occhi lucidi quando parla di quel giorno di dieci anni fa in cui arrivò al centro di accoglienza tortorese controvoglia, costretto da persona a lui care, e i medici gli dissero che per lui, ormai, non ci sarebbe stato più niente da fare. «I dottori mi dissero che le mie condizioni fisiche erano disperate». Kirill veniva da anni di abuso di alcool e droghe, si era chiuso in sé stesso, era diventato aggressivo, si svegliava solo per continuare a farsi del male e consumarsi come una candela.

Ma qui, nella struttura tortorese diretta da Pippo Peri, attiva dal 1992, ha trovato la forza di cambiare un destino già scritto e ricominciare a vivere, grazie agli sforzi degli operatori e, soprattutto, a una ferrea forza di volontà. «Sono sobrio da quasi dieci anni – ci racconta – ma da queste dipendenze non si guarisce mai. È meglio non cedere alla tentazione di farsi un bicchiere». Perché quella vocina, di tanto in tanto, soprattutto nei momenti di sconforto, torna a farsi sentire. «Ma io ho imparato a non darle ascolto, me ne vado in riva al mare». Lì, trova la sua pace. «Quella contro le dipendenze è una battaglia che dura per sempre, ma si può combattere ogni giorno».

La sofferenza dietro alle dipendenze

Dietro alle dipendenze, solitamente, c’è una grande sofferenza interiore e il caso di Kirill non fa eccezione. Quando lui era soltanto un bambino, i suoi genitori bevevano, erano spesso ubriachi, e lui non aveva mai sopportato questa situazione. «La rinnegavo», confessa. Ma poi, senza volerlo, è caduto anche lui nella trappola dell’alcolismo, resa ancora più drammatica dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Quando fu portato al centro l’Ulivo, aveva davanti a sé solo pochi giorni di vita ed è stato in quel momento che gli si accese la scintilla.

Già dopo pochi giorni di cure, quel mostro invisibile che lo costringeva a bere senza sosta si fece da parte e lui si sentì un uomo nuovo. «Ho capito che non avevo veramente bisogno di quelle sostanze, non facevano davvero parte di me». Di lì, l’inizio del lungo percorso che, piano piano, lo ha portato a disintossicarsi e a riappropriarsi della propria esistenza. Per prima cosa, si è iscritto a un corso per Oss. Adesso la sua missione è alleviare le sofferenze altrui, perché da quando è sobrio ha compreso davvero «quanto sia bella la vita».

La sua testimonianza

Quando è libero dal lavoro, Kirill torna in quella che è e sarà per sempre la sua seconda casa. Il responsabile del centro, Pippo Peri, lo ha voluto al suo fianco affinché la sua storia possa trasformarsi in speranza per gli altri ospiti della struttura. «Quando incontro i ragazzi dico loro di guardarmi e poi di guardare la foto di quando sono arrivato qui. Sembro un’altra persona. Certo, uscirne non è facile, ma nemmeno impossibile. Ma se ce l’ho fatta io, ce la possono fare anche gli altri».