La musica come racconto della propria terra. Dario Brunori, a Sanremo, ha portato sul palco (e oltre) tutta il proprio affetto verso la Calabria. Non l’ha mai nascosto, d’altronde una delle sue prime hit fu “Guardia ’82”, dedicata proprio alla spiaggia nel cosentino.

In un’intervista pubblicata su Il Manifesto a firma di Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti, il cantautore calabrese ha affrontato tutti gli argomenti di rilievo dell’attualità regionale. Dal ricordo di Cutro all’immigrazione, Dario Brunori ha fornito il proprio punto di vista su alcuni dei temi più pressanti della nostra regione.

Strage di Cutro, Dario Brunori: «Porto dentro ancora amarezza e disincanto»

A partire dalla strage di Cutro, per la quale oggi inizia il processo. Pochi giorni fa si è celebrato il secondo anniversario, ma Dario Brunori porta ancora dentro «amarezza e disincanto. Spesso in questi casi le cose vengono fuori o dopo anni o mai. L’evento è purtroppo una sintesi di una trentennale querelle sui migranti: da una parte l’umanità operosa che cerca soluzioni, dall’altra un’umanità che, vivendo situazioni di disagio, non presenta il conto ai potenti ma ai deboli». E ancora: «La politica cerca soluzioni sbrigative a problemi complessi, come fermare un’emorragia con un cerotto. Buona fortuna»

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E a proposito di immigrazione, Dario Brunori a Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti, autori dell’intervista apparsa su Il Manifesto, ha parlato anche delle storie che porta con sé. «Modou, gambiano, e Djoubeiro, senegalese, sono due nostri dipendenti e pezzi di cuore. Vogliamo che ci sia una vita al di fuori dei campi e del lavoro, quindi cerchiamo di fargli prendere il diploma e la patente». E il cantautore prosegue: «Dobbiamo aiutare chi si occupa di mediazione culturale e accoglienza, le problematiche di queste realtà hanno a che fare con le storture del mercato. Gli imprenditori agricoli calabresi sono in difficoltà e questo poi si riversa sui più deboli».

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Dario Brunori ha parlato anche del suo rapporto con la Terra di Piero e l’Arcadinoè, dove ha girato il videoclip de “L’albero delle noci”. Due realtà in cui le persone con disabilità sono al centro, «superando la retorica del pietismo. La disabilità – continua il cantatore – per anni è stata un tabù. Realtà come queste due contribuiscono ad abbattere la barriera culturale che ancora resiste»

Gaza e le corone di spine delle persone buone

Giorni più che complessi per il mondo, viste le bombe che piovono su Gaza e sull’Ucraina con il rischio di una nuova escalation di violenze. «Quello che canto nel ritornello è il contrasto fra il me tentato di chiudere mia figlia sotto una campana di vetro e il me consapevole che bisogna occuparsi del mondo». Dario Brunori, in merito a quanto accade fra Palestina e Ucraina, è molto netto: «Non possiamo far finta che ciò che succede intorno non ci riguardi»

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E sulla Calabria, terra amara fatta di “persone buone” che “portano in testa corone di spine”, Dario Brunori spiega: «L’umanità buona nella nostra terra è spesso “curnuta e mazziata”, per dirla in dialetto. Dobbiamo invece parlarne. Nessuna apologia, ma dobbiamo evitare di ridurre la Calabria a ‘nduja e ‘ndrangheta».

Dario Brunori e la spiaggia di Guardia ’82 che non esiste più

Impossibile non parlare dell’erosione costiera che ha divorato la spiaggia di Guardia ’82 cantata da Dario Brunori in uno dei suoi primi grandi successi. «Spesso asfaltavano per il Giro d’Italia… Qualcuno dice che in Calabria conta di più inaugurare che mantenere in buono stato. Non so se la musica possa fare qualcosa, sicuramente però possiamo promuovere il bello e cercare di creare un modello a cui tendere. Ci sono molte associazioni che lavorano in questo senso, come ad esempio “Mare Pulito” della quale sono testimonial. Piccoli puntini che messi insieme possono fare molto». Un sogno ingenuo e idealista? «Ma senza ideali che vita è?»