L’associazione Culturale Apustrum è stata lieta di organizzare, sabato 10 maggio a Castrovillari, l’ennesimo appuntamento dedicato alla poesia. Presso il suggestivo Protoconvento Francescano è stato presentato il libro della poetessa Maria Francecca Piragine “Danzo precipitando. Inciampi orfici e meridiani”.

Maria Francesca Piragine, nata a Castrovillari, dopo la laurea in filosofia, conseguita presso l’Università di Firenze, si è trasferita a Roma, dove ha lavorato per la Rai, per l’Isfol e per Il Foro italiano. Dal 2008 insegna storia e filosofia nei licei. Membro ormai storico dell’ associazione culturale Apustrum, dove coltiva la sua passione per il teatro, Maria Francesca Piragine si definisce figlia, madre e poeta, com’è possibile leggere nelle sue poesie.

Dopo i saluti del regista Casimiro Gatto, sono seguiti i saluti istituzionali dell’assessore Ernesto Bello. «Ringrazio l’Associazione Culturale Apustrum per l’opera culturale che da anni diffonde nella nostra città. E in particolare oggi per aver dato la possibilità a tutti noi di condividere la realizzazione di questo libro: traslare ciò che è stato fatto in un libro non è opera semplice; e anche questa volta, Maria Francesca Piragine ha dimostrato di essere un’insegnante preziosa, che fa della cultura un veicolo di progresso»

Antonia Romano, docente di materie scientifiche, ha dialogato con gli ospiti e con l’autrice mentre gli intervalli musicali di Romano Caligiuri hanno accompagnato tutta la durata dell’evento. 

«Ho scritto questo libro dopo un silenzio di lunghi anni. Io scrivo da sempre, ma non ho mai contemplato l’idea di pubblicare un libro. Un silenzio affannato il mio. “Danzo precipitando. Inciampi orfici e meridiani”, un titolo che è una contraddizione, ma quella che sembra una contraddizione diventa una tensione fra movimento e caduta, fra volo e abisso. Questa è la tensione della vita, dell’essere in generale. Danzo precipitando nasce da una duplice suggestione: una suggestione poetica leggendo una poesia della poetessa Cvetaeva che si è andata a fondere con un’altra suggestione, quella filosofica di Nietzsche del danzare con i piedi sul caos. Un riferimento al dionisiaco, alla fedeltà alla terra, alla concretezza delle cose in tutta la loro ambivalenza. La poesia vive e pensa questa tensione, perché la poesia pensa ma in modo diverso dalla filosofia: pensa nella carne» spiega l’autrice Maria Francesca Piragine.

Presente fra gli ospiti il poeta performer Daniel Cundari. «Chi vive quotidianamente nel verso leggendo anche altri poeti, si trova spesso in bilico. E vivere la vita in bilico è la forma che ricorre nei versi della Piragine. Sin dall’inizio, leggendo i suoi versi, ho cercato di trovare dei riferimenti, partendo dal libro “L’invenzione della poesia” di Jorge Luis Borges, in cui si attraversano dalla Bibbia fino ai giorni nostri i maggiori poeti. Nella poesia di Maria Francesca ho trovato tanti fari, modelli di riferimento, che illuminano ma a volte rabbuiano il suo scrivere. Emerge un io che fa intravedere un’anima profondissima».

Segue la lettura della testimonianza della poetessa Anna Petrungaro, purtroppo non presente all’evento. «Maria Francesca Piragine cita la Cvetaeva, Nietzsche, Zambrano e Costabile, un’ iperbole in cui si radunano alcune fra le espressioni più autorevoli del linguaggio poetico e del pensiero del secolo scorso. L’autrice nonostante una collaudata esperienza di scrittura, con questa raccolta segna il suo esordio in ambito poetico. Un esordio sorprendente che testimonia quanto la crescita in profondità e di aspirazione all’ascesa abbiano fatto il loro corso. La maggior parte delle poesie della poetessa Piragine sono come arcipelaghi, composte da un insieme di isole. Del resto scrivere poesie significa anche scegliere di isolare qualcosa».

«La scelta del titolo condensa temi e forme dei testi contenuti nella raccolta. Nell’introduzione l’autrice spiega il senso e la genesi di questo lavoro, rivelando un epicentro tematico: concedersi e sottrarsi insieme. Il verso testimonia una fedeltà dionisiaca alla terra per farsi carne. Tutte le forme d’arte hanno la propulsione originaria a ricreare la vita, mescolando materia e linguaggio. La poesia è l’orma di un incapace che sfida la risacca sul bagnasciuga, la poesia che si pensa, che si sforza di descriversi». Danzare nel non tempo, nella continua tensione fra movimento e caduta, fra volo e abisso, percorrendo così viaggio dell’esistenza. (Alessandra Bruno)