L’ospedale Spoke di Corigliano Rossano in crisi, medicina territoriale senza direttori da due anni. La situazione della sanità nel comprensorio ionico cosentino è stata definita “disastrosa” da Franco Pacenza, ex delegato per la sanità in Calabria e attuale membro della direzione regionale del PD. Le criticità riguardano sia l’ospedale Spoke di Corigliano Rossano che l’intera medicina territoriale, in un contesto che vede gravi carenze di personale e un’organizzazione frammentata.

Un problema che si è aggravato nel tempo, senza che siano state trovate soluzioni concrete. Quello della sanità territoriale è un tema che affonda le sue radici nel cronico sottodimensionamento del sistema. In tutta Italia, e in particolar modo nelle aree periferiche, la medicina di prossimità non riesce a far fronte alla crescente domanda di servizi. In Calabria, questa carenza si manifesta in modo drammatico nel comprensorio ionico cosentino, dove i distretti sanitari sono da oltre due anni privi di una direzione stabile, e il sistema ospedaliero, in particolare il nosocomio di Corigliano Rossano, soffre di una forte carenza di personale medico, aggravata dalla difficoltà nel reclutamento di nuovi operatori.

Secondo Franco Pacenza, la situazione nel comprensorio è tale da richiedere un intervento immediato e strutturale. Le sue parole, raccolte durante un’intervista, dipingono un quadro preoccupante della sanità locale. «La medicina territoriale è in sofferenza ormai da anni. Entrambi i distretti sanitari della zona sono senza direttore da più di due anni, una situazione che ha inciso gravemente sulla capacità di risposta alle esigenze di salute della popolazione locale. La situazione dei reparti ospedalieri è altrettanto preoccupante: nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Corigliano c’è un solo medico in servizio, affiancato da operatori che svolgono prestazioni aggiuntive.

Questo non è sostenibile, né per i professionisti né per i pazienti». Il reparto di psichiatria è solo uno dei tanti settori in difficoltà, e la mancanza di medici e operatori sanitari qualifica una condizione di disagio che sembra ormai cronicizzata. Le problematiche legate al ricambio del personale sanitario, soprattutto dei medici, sono al centro delle preoccupazioni. «Si parla molto, ma si fa poco. Un esempio evidente è l’occasione persa nella contrattualizzazione degli specializzandi. Questo strumento, introdotto con il primo decreto Calabria, avrebbe potuto rappresentare una risorsa fondamentale per l’integrazione di nuove forze nel sistema sanitario. Tante regioni italiane ne hanno fatto uso, ma qui in Calabria è stato sottovalutato. Abbiamo perso un’opportunità straordinaria di investimento nei giovani medici, e questo pesa enormemente sul sistema sanitario attuale».

Il tema del reclutamento dei medici viene ulteriormente approfondito da Pacenza, che denuncia una situazione di stallo legata alle procedure concorsuali, spesso caratterizzate da intoppi e malfunzionamenti. «Nei giorni scorsi è emerso che addirittura si fatica a comporre le commissioni esaminatrici per i concorsi, per via delle intimidazioni e del clima di sospetto che le avvolge. Se deve passare l’idea che queste commissioni siano condizionabili, è ovvio che i professionisti rinunciano a farne parte. Inoltre, continuare a frammentare i concorsi, con bandi per singole unità, non fa che peggiorare la situazione. Serve una centralizzazione delle procedure a livello regionale, con concorsi unici da cui le diverse aziende sanitarie possano attingere».

Le criticità non si limitano ai concorsi, ma riguardano anche la gestione delle risorse umane e delle attrezzature. L’assenza di una pianificazione strategica ha aggravato le difficoltà di una sanità già provata da anni di tagli e inefficienze. «La cosiddetta Azienda Zero, che avrebbe dovuto razionalizzare le procedure di assunzione e gestione delle risorse, non ha ancora prodotto risultati tangibili, nonostante sia stata costituita da tre anni. Siamo ancora bloccati in un sistema dove i concorsi sono gestiti a livello locale, spesso con modalità discutibili. Bisogna cambiare rotta e puntare su soluzioni strutturali, non possiamo continuare con proclami che restano senza azioni concrete». La denuncia di Pacenza non è solo una fotografia del presente, ma anche un appello per il futuro. Il rischio di collasso del sistema sanitario nel comprensorio ionico cosentino è concreto, e senza interventi mirati le ripercussioni sulla salute pubblica potrebbero essere irreparabili.