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Marcello Colla, sessant’anni. Professione: medico di base con studio a Cosenza, Aprigliano e (da poco) Mendicino, dov’è subentrato a un collega andato in pensione.
Il rapporto Gimbe che certifica l’emorragia di medici di base in Italia non l’ha colto di sorpresa: «Per colpa di una burocrazia imperante, la nostra professione è cambiata in peggio. Abbiamo mille adempimenti ai quali ottemperare, e rimane davvero poco tempo da dedicare ai pazienti», esordisce il dottor Marcello Colla.
Secondo il report Gimbe pubblicato la settimana scorsa, in Calabria mancano sessantasei medici di base: in futuro la situazione è destinata a peggiorare ancora. Il dottor Marcello Colla offre una chiave di lettura: «Abbiamo troppe responsabilità e i giovani medici si orientano verso altre specializzazioni, considerate meno gravose e più remunerative. L’Asp sborsa appena quattro euro lordi al mese per ogni assistito».
Sommando l’attività ambulatoriale svolta presso i comuni di Cosenza, Aprigliano e Mendicino, il dottor Marcello Colla cura 1500 persone: «Si tratta del tetto massimo previsto per legge. Teoricamente, dovrei garantire quindici ore settimanali di presenza in studio, ma nella realtà il tempo che trascorro in compagnia dei pazienti è almeno il doppio».
Il dottor Marcello Colla esercita la professione in regime di convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza: «La riforma che aveva immaginato il passaggio dei medici di base alle dipendenze delle Aziende sanitarie provinciali rimane lettera morta. Personalmente, non avrei niente in contrario. Per contratto, le ore di lavoro diventerebbero trentotto e, sottratte le quindici ore riservate allo studio medico, dovremmo impiegare il restante tempo presso gli ambulatori dell’Asp».
La perdita dell’autonomia professionale sarebbe accompagnata da aspetti positivi non trascurabili. Il dottor Marcello Colla spiega: «Se voglio avvalermi di una segretaria che mi aiuti a gestire il rapporto con i pazienti, devo essere disposto a pagarla di tasca mia. Qualora la riforma della professione andasse in porto, almeno l’Asp dovrebbe mettere a disposizione dei medici di famiglia un infermiere, il cui supporto sarebbe davvero prezioso».
Diagnosi, cure, prescrizioni: i medici di base sono un punto di riferimento fondamentale per la salute dei cittadini: «Spesso facciamo anche da psicologi e psichiatri per i pazienti, ai quali ci unisce un rapporto basato sulla fiducia. Sbaglia chi sottovaluta il nostro lavoro», conclude il dottor Marcello Colla.
Pensionamenti, invecchiamento della popolazione, carenza di nuovi professionisti: l’istituto Gimbe calcola che, entro il 2027, mancheranno all’appello altri 7300 medici di base. Senza un’attenta e seria programmazione, il diritto alla salute delle persone sarà messo seriamente a rischio.