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Domenica 21 luglio, ore 15. Alla centrale operativa del 118 di Cosenza arriva una richiesta di soccorso: un ragazzo di 15 anni ha perso i sensi e sembra non respirare. L’operatore prende nota dell’indirizzo e, senza attendere che sul posto giunga prima un’ambulanza, allerta l’elisoccorso che si alza in volo diretto a Bisignano.
L’equipe medica di bordo, dopo l’atterraggio presso un campo di calcio, raggiunge, non senza difficoltà, la via indicata. Nell’abitazione pare non esserci nessuno, il timore è quello che il ragazzo possa trovarsi da solo dentro casa e i vigili del fuoco valutano l’ipotesi di sfondare la porta. Intanto, grazie alla collaborazione dei vicini, i soccorritori riescono a contattare i genitori del presunto paziente: sono in campagna a prendersi cura dell’orto, confermano di avere un figlio di 15 anni che, però, non ha avuto alcun malore.
In un attimo tutto diventa chiaro: si è trattato di uno scherzo, di un maledetto scherzo, che ha impegnato l’elisoccorso per due lunghissime ore, in una domenica di fine luglio contrassegnata da bollino rosso.
«Abbiamo provato a ricontattare il numero di telefono dal quale è partita la richiesta di aiuto, ma non ha risposto più nessuno». Questa la versione ufficiale fornita dalla Centrale operativa del 118. Peccato che, nell’ottobre 2022, il commissario alla Sanità della Calabria Roberto Occhiuto dichiarava: «Con il nuovo numero unico di emergenza 112, verrà utilizzato un software in grado di identificare chi telefona, localizzando persino la stanza dell’immobile da cui parte la telefonata».
A parte la stupidaggine di chi ieri non aveva meglio da fare che inventarsi la storia di un moribondo, rimangono i dubbi sull’attivazione dell’elisoccorso a ogni piè sospinto. Scriviamo questo alla luce di una serie di episodi dei quali la redazione di Cosenza Channel è venuta a conoscenza: la settimana scorsa, per esempio, l’elisoccorso è atterrato sulla spiaggia di Villapiana, dove una turista era stata colta da crisi epilettica, mentre, questo pomeriggio, è decollato alla volta di Fuscaldo per soccorrere una ragazza vittima di un colpo di calore, risolto in pochi minuti, così come testimoniato dalla proprietaria dello stabilimento balneare, grazie a un bicchiere di acqua e zucchero e a un po’ di aceto passato sotto al naso.
I morti per definizione non hanno fretta, eppure lo scorso primo aprile, quando nei pressi dell’Arcomagno di San Nicola Arcella venne rinvenuto il cadavere di un uomo dentro a una macchina, in tutta la zona non si riuscì a trovare neanche un medico che potesse raggiungere il posto per constatare l’avvenuto decesso, e si pensò bene di chiedere l’intervento dell’elisoccorso di Cosenza: una prassi, consolidata, a quanto pare.
Non puntiamo il dito, ma la situazione descritta evidenzia una gestione che snatura la missione principale dell’elisoccorso – che è quella di salvare vite umane con tempestività – e produce sperpero di denaro pubblico.