L’Annunziata di Cosenza è all’avanguardia per il trattamento delle cardiopatie congenite dei nuovi nati. Ma il sogno è quello di poter ospitare nel dipartimento materno-infantile, la cardiochirurgia pediatrica di cui la Calabria è sprovvista. L’ipotesi è stata ventilata nei giorni scorsi dal direttore generale Vitaliano De Salazar durante l’open day promosso nel presidio ospedaliero in occasione della giornata mondiale di sensibilizzazione proprio sulle cardiopatie congenite.

L’equipe di cardiologia pediatrica, guidata da Maria Lucente e composta inoltre da Gabriella Nigro e Maria Antonia Salvia, ha accolto i piccoli pazienti, sottolineando come il lavoro svolto dall’ambulatorio consente già da tempo, la diagnostica di queste malattie. Anche la diagnostica prenatale che «consente – ha sottolineato Maria Lucente ai microfoni del nostro network – di programmare la sede e il momento opportuno del parto e l’eventuale terapia cardiochirurgica effettuata in altre regioni.

Sono tanti i bambini e i ragazzi che abbiamo seguito nel tempo, nei quali è stata fatta una diagnosi e pure un programma di controlli periodici». Insomma, la struttura dipartimentale di cardiologia pediatrica perinatale e delle cardiopatie congenite ha l’esperienza e gli strumenti per l’assistenza ai soggetti affetti da cardiopatia congenita. E dispone inoltre di apparati tecnologici di avanguardia. L’Azienda Ospedaliera infatti ha recentemente acquistato due speciali ecografi di ultima generazione dotati di sei sonde ad elevata performance proprio per la diagnosi delle problematiche cardiologiche.

L’investimento è stato effettuato nella prospettiva di poter estendere le attività. Anche alla cardiochirurgia pediatrica: «Abbiamo posto tutte le basi affinché questo ospedale si trasformi in una eccellenza che travalichi i confini della Calabria – ha detto il direttore generale De Salazar – Sulla cardiochirurgia pediatrica stiamo ragionando, ci sono le professionalità, l’esperienza e tanti pazienti assistiti nel nostro ambulatorio nelle fasi precedenti e successive all’intervento chirurgico che viene effettuato in altre sedi. Lavoriamo per soddisfare i bisogni dell’utenza, moltiplicando i nostri sforzi».

In questa ottica si guarda con estremo interesse alla paventata chiusura della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale San Vincenzo di Taormina. Attualmente il reparto opera in regime di proroga con l’ausilio di una équipe del Bambin Gesù di Roma che opera nell’ospedale messinese in regime di convenzione. In Sicilia però, un’analoga unità opera anche all’ospedale civico di Palermo con 15 posti letto e il decreto Balduzzi, una delle norme cardine della sanità italiana, indica il limite massimo dei posti letto di cardiochirurgia pediatrica in 15 ogni cinque milioni di abitanti.

Con gli otto posti letto presenti a Taormina la Sicilia sfora questo paletto. Per questo presto al San Vincenzo si prosegue in regime di proroga in scadenza il 31 luglio prossimo. Le regioni del Sud Italia, ovvero Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Abruzzo, Molise, sommano una popolazione di più di 13 milioni di individui. Ed in questa macro area sono presenti solo due cardiochirurgie pediatriche. Per cui anche sotto il profilo legislativo ci sarebbe spazio per una terza unità.

Le cardiopatie congenite hanno una incidenza stimata di circa 8 casi ogni mille nuovi nati. «Chiaramente è un dato eterogeneo – ha sottolineato Maria Lucente – perché ci sono quelle gravi, quelle che possono essere diagnosticate in gravidanza durante le ecografie prenatali. E però ci sono anche quelle meno gravi e silenti, che possono essere diagnosticate in età più avanzata.

Oggi alle cardiopatie congenite si può sopravvivere – ha ricordato la responsabile dell’ambulatorio cardiologico dell’Annunziata – Si vive bene e la qualità della vita dipende non soltanto dai progressi della cardiochirurgia pediatrica, ma anche dalla possibilità di avere un controllo adeguato, dei riferimenti adeguati e dei punti di incontro che consentono gli scambi di esperienza. Il nostro obiettivo è quello di fornire un’assistenza adeguata prima e dopo l’intervento. Ma anche a coloro che non hanno necessariamente l’intervento chirurgico nel loro futuro imminente, e però hanno comunque un problema da attenzionare».