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“Caring Nurse” affonda le proprie radici nel periodo buio della pandemia, quando dentro agli ospedali si moriva senza poter stringere la mano di un familiare, senza poterlo guardare negli occhi un’ultima volta, soltanto per dire addio. Difficile, se non impossibile, per chi stava fuori avere informazioni. I presìdi ospedalieri erano diventati luoghi off limits, e finanche i decessi presero a essere comunicati con colpevole ritardo.
A cinque anni di distanza dall’inizio ufficiale della pandemia, che arrivò dalla Cina a dividere il mondo tra un prima e un dopo, nel Pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza, infermieri super motivati indossano una divisa sulla quale campeggia la scritta “Come posso aiutarti?”
Entusiasta, il presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cosenza Fausto Sposato ringrazia (ed elogia) l’Azienda Ospedaliera che, in tempi rapidi, ha dato attuazione alle linee guida tracciate dal commissario ad acta della Sanità Roberto Occhiuto. «Lei non sa chi sono io è la frase che medici e infermieri si sentono dire più spesso da persone che, accompagnato un familiare al Pronto soccorso, non riescono ad avere notizie sul suo stato di salute in tempi rapidi».
Il presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cosenza Fausto Sposato potrebbe mettere in fila un elenco dettagliato di aggressioni fisiche e minacce verbali che, ormai, non risparmiano più neanche gli assistenti sanitari: «La comunicazione verbale tra il personale medico e i familiari dei pazienti andrebbe affidata agli psicologi, ma anche gli infermieri sono altamente formati. In fondo, l’articolo 4 del nostro Codice deontologico definisce il “tempo di relazione tempo di cura”.
La legge prevede già che gli ospedali siano dotati di Uffici per le relazioni con il pubblico. Il progetto “Caring Nurse” si sforza però di andare oltre gli sportelli informativi e i moduli di gradimento. Il presidente Fausto Sposato spiega: «Il servizio – attivo dodici ore al giorno – prevede che l’infermiere preposto trasmetta ai familiari tutte le informazioni relative al paziente in cura presso Il Pronto soccorso, provando a spiegare all’occorrenza che un codice rosso è più urgente di un codice verde o bianco. E che in ospedale, come nella vita, è tutta questione di priorità».