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Per morte cardiaca improvvisa (MCI) si intende un’improvvisa ed inattesa morte naturale per cause di origine cardiaca, che si verifica in modo istantaneo, in assenza di sintomi o comunque entro un’ora dall’inizio dei sintomi, in soggetti senza storia di cardiopatia o con malattia cardiaca nota il cui decesso però giunge inatteso per epoca e modalità. La morte cardiaca improvvisa è preceduta dall’arresto cardiaco, inteso come perdita della funzione contrattile cardiaca, a cui segue l’arresto circolatorio, con il crollo della pressione arteriosa, e poi, una volta danneggiati i centri del respiro, l’arresto respiratorio.
Questa drammatica sequenza di eventi fisiopatologici avviene in pochissimo tempo, circa 5 minuti, ed è in questo lasso di tempo che dovrebbe iniziare una corretta procedura di rianimazione cardiopolmonare che rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza per il paziente. A tal riguardo un ruolo fondamentale è rivestito dal defibrillatore, in quanto in circa l’85% dei casi i ritmi riscontrabili all’ECG in corso di arresto cardiaco sono aritmie ventricolari che possono essere efficacemente trattate attraverso la defibrillazione.
In Italia circa 50mila decessi ogni anno
La morte cardiaca improvvisa è la più importante causa di morte nella popolazione adulta nei paesi industrializzati ed in Italia è alla base di circa 50.000 decessi ogni anno, con un’incidenza di circa 1/1000 soggetti all’anno (fino a 8/1000 nei soggetti cardiopatici) e una netta prevalenza del sesso maschile. Alcune interessanti ricerche individuano la fascia oraria tra le ore 6 e le ore 12 del mattino come la più a rischio, come del resto per l’infarto miocardico, e la spiegazione di ciò è da ricercare in diversi fattori, quali l’aumento della pressione arteriosa, delle catecolamine plasmatiche, dell’attività simpatica, della vasocostrizione coronarica, della frequenza cardiaca e dell’adesività piastrinica, tutti fattori che possono esporre al rischio di infarto o di aritmie maligne.
Morte cardiaca improvvisa, cosa c’è da sapere
Quando parliamo delle cause alla base della morte cardiaca improvvisa, bisogna fare un distinguo tra i soggetti giovani (< 35 anni) e la popolazione più adulta (> 35 anni): nel primo caso sono le cardiomiopatie (ed in particolare la cardiomiopatia ipertrofica) e le cardiopatie aritmogene ereditarie la principale causa di morte cardiaca improvvisa, seguite dalla patologia coronarica (intesa soprattutto come anomalie coronariche congenite più che come malattia ateromasica). Nei più adulti invece la cardiopatia coronarica è la causa principale (circa 80%), poi la cardiopatia valvolare e le cardiomiopatie. Un dato che colpisce particolarmente è che, in circa il 55% dei casi, la malattia di base è sconosciuta fino al momento in cui si è verificato il tragico evento ed in circa il 3-5% dei casi non si riesce comunque ad identificare una base eziologica, restano cioè decessi inspiegati.
Quali sono i fattori di rischio?
Essendo la patologia coronarica la causa più frequente di morte cardiaca improvvisa risulta prevedibile che la gran parte dei fattori di rischio sono comuni alle due condizioni. Tra questi il diabete, il fumo, l’ipercolesterolemia, l’abuso di alcool e lo stress rappresentano i più importanti fattori di rischio. Alcuni studi dimostrano che anche una eccessiva ed intensa attività fisica aumenta il rischio di morte cardiaca improvvisa, mentre se praticata con moderazione risulterebbe protettiva.
La prevenzione della MCI risulta essere molto complessa essendo un evento imprevedibile, tuttavia l’adozione di un corretto stile di vita e l’esecuzione, su indicazione del medico, di alcuni esami, quali ECG, Ecocardiogramma, Esami ematochimici periodici, per individuare e monitorare i soggetti ad alto rischio di arresto cardiaco, possono contribuire significativamente a ridurre i fattori di rischio ad esso correlati*.
*Cardiologo