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Nel panorama politico italiano spesso segnato da discipline di partito e scelte di schieramento, fa notizia la decisione del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, di recarsi alle urne per i cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno 2025. Una scelta di campo netta, maturata per motivazioni istituzionali e culturali, ma che assume un valore politico non secondario, in aperto contrasto con la linea ufficiale del suo partito, Forza Italia, e degli alleati della coalizione di centrodestra.
Il governatore ha confermato la sua intenzione: non si asterrà, andrà a votare, esprimendo cinque “no” ai quesiti referendari. Una presa di posizione che potrebbe sembrare tecnica o personale, ma che in realtà ha molteplici letture politiche e istituzionali.
Una scelta controcorrente nel centrodestra
Forza Italia, con in testa il suo segretario Antonio Tajani, ha scelto la strada dell’astensione, dichiarandola apertamente come una mossa «politica». Una forma di dissenso verso il contenuto stesso dei quesiti referendari – che toccano giustizia, ambiente, energia e partecipazione popolare – ma anche, e forse soprattutto, verso la legittimità di uno strumento considerato dai vertici del centrodestra come inefficace in questo momento.
Tajani è stato chiaro: «Non condividiamo la proposta referendaria», e dunque non contribuiremo a raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto, soglia necessaria per rendere vincolante il risultato di un referendum abrogativo. Giorgia Meloni ha adottato un approccio simile, dichiarando che andrà sì ai seggi, ma senza ritirare le schede. Anche questa è una forma di astensione, più simbolica, che di fatto però equivale al non voto.
Dunque nel centrodestra, solo il gruppo di Noi Moderati ha dichiarato che voterà, anche se lo farà esprimendo cinque “no” alle proposte. In questo contesto, la scelta di Occhiuto rappresenta un’eccezione di rilievo, tanto più significativa in quanto egli è anche vicepresidente nazionale di Forza Italia, non un esponente di secondo piano.
La motivazione: il ruolo istituzionale
Alla base della decisione del governatore calabrese c’è una motivazione che supera il piano strettamente politico. Occhiuto ha spiegato ai suoi che ritiene doveroso, come rappresentante di un’istituzione, dare l’esempio e partecipare alla consultazione referendaria.
Un ragionamento che si salda con un altro dato di contesto: in Calabria l’astensionismo è un fenomeno cronico e strutturale. Alle ultime tornate elettorali, l’affluenza si è attestata spesso ben al di sotto della media nazionale, alimentando un circolo vizioso di disaffezione, sfiducia e debolezza democratica. In questo senso, il gesto di Occhiuto è anche un invito alla partecipazione, una presa di responsabilità civica più che politica.
Il richiamo dei vescovi calabresi
A rafforzare questa lettura “civica” della scelta di Occhiuto sono arrivate anche le recenti dichiarazioni di alcuni vescovi calabresi, tra cui monsignor Francesco Savino e monsignor Francesco Oliva, che senza entrare nel merito dei quesiti referendari, hanno ricordato il valore del voto come espressione fondamentale della democrazia partecipativa.
I vescovi hanno parlato di un «dovere civico», sottolineando l’importanza di non lasciare che strumenti come il referendum perdano efficacia o cadano nell’oblio dell’indifferenza collettiva. Anche qui, il messaggio non è né ideologico né schierato, ma mira a riattivare il senso di appartenenza e responsabilità dei cittadini. E Occhiuto, da uomo delle istituzioni, ha voluto sintonizzarsi su questa lunghezza d’onda.
Le ragioni di un “no” consapevole
Occhiuto non solo ha scelto di votare, ma ha anche anticipato che esprimerà cinque “no” alle proposte abrogative. Questo significa che, pur non condividendo le ragioni dei promotori del referendum, il presidente calabrese non si sottrae al confronto e alla responsabilità del voto.
In altre parole, non aderisce all’astensionismo “tattico” della sua coalizione, ma risponde nel merito, rigettando le proposte referendarie una per una attraverso lo strumento del voto. Un modo di stare nella politica che oggi appare quasi anomalo: invece di sottrarsi al dibattito per timore di legittimarlo, Occhiuto lo affronta apertamente, prendendosi il carico della sua posizione.
Una posizione, va detto, perfettamente legittima anche nel quadro dello statuto e della cultura di Forza Italia, partito che ha sempre rivendicato il pluralismo interno come elemento fondante. Tuttavia, nel clima politico attuale, dove la linea di partito è spesso dogmatica, una scelta del genere risalta con maggiore forza.
Un segnale anche per l’elettorato
Il gesto di Occhiuto potrebbe avere effetti sul piano simbolico, ma anche ripercussioni pratiche nella mobilitazione dell’elettorato. In un momento in cui la partecipazione è ai minimi storici e il disincanto verso la politica cresce, vedere una figura istituzionale importante rompere con la linea dell’astensione potrebbe motivare altri cittadini ad andare a votare, anche solo per riaffermare la propria presenza nello spazio democratico.
In Calabria, dove le diseguaglianze sociali e territoriali sono più marcate, il voto può assumere una valenza ancora più significativa, diventando uno degli ultimi strumenti reali per far sentire la propria voce.
La posta in gioco: quorum e legittimazione
Uno degli aspetti centrali di ogni referendum abrogativo in Italia è il raggiungimento del quorum, ovvero la partecipazione della maggioranza assoluta degli aventi diritto. Negli ultimi anni, nessuno dei referendum proposti ha superato questo scoglio, e questo ha finito per indebolire ulteriormente lo strumento referendario, considerato da molti ormai inefficace e superato.
Il voto di Occhiuto non cambierà da solo questo stato di cose, ma rimette al centro la questione della legittimità democratica delle scelte popolari, affermando che la democrazia si costruisce anche e soprattutto con la partecipazione, non con l’assenza.
Il messaggio politico a Forza Italia (e non solo)
La posizione di Occhiuto è anche un messaggio interno al suo partito, e più in generale al centrodestra. Dice, senza bisogno di proclami, che è possibile avere una voce autonoma e responsabile, e che il rispetto per le istituzioni viene prima delle tattiche elettorali.
Un messaggio che potrebbe essere ascoltato anche in altri contesti, soprattutto se il referendum – pur senza raggiungere il quorum – dovesse registrare una partecipazione superiore alle attese. In quel caso, la scelta di Occhiuto apparirebbe ancora più lungimirante e coerente.