Sinistra Italiana Calabria nel chiudere la campagna referendaria su lavoro e cittadinanza, invita i calabresi e gli italiani alle urne (8 e 9 giugno), con fiducia nel futuro e orgoglio del lavoro svolto. L’Italia è chiamata alle urne per un Referendum cruciale che attiene alla democrazia e alla qualità della vita degli italiani (e dei calabresi). 

Il voto dell’8 e 9 di giugno (che a Lamezia Terme si abbina al ballottaggio amministrativo tra la sinistra della speranza e la destra della paura) è momento decisivo per la Democrazia. Nel voto referendario potremo decidere direttamente (esprimendo la ‘voce politica’ diretta in quanto cittadini senza conferire delega a nessuno) su cinque quesiti che toccano temi fondamentali: la dignità del lavoro, la lotta alla precarietà di vita e di lavoro, la sicurezza sul lavoro e l’inclusione sociale ed economica dei lavoratori stranieri (e delle loro famiglie).

Votare, come ci indica e prescrive la Costituzione italiana all’articolo 48, non è solo un diritto, ma un dovere civico.  Votare è un atto di responsabilità che ci permette di contribuire attivamente a costruire il futuro del nostro Paese e dei suoi cittadini. In relazione agli appelli all’astensione ‘attiva’ che arrivano dalle destre (meloni e Larussa in particolare), anche in questo voto referendario, per noi di Sinistra Italiana, emerge plasticamente la diversa concezione che della libertà abbiamo noi della sinistra rispetta a quella che hanno le destre al governo. 

Secondo le destre la libertà è “fare ciò che si vuole”, mentre per noi è non ‘calpestare’ la libertà degli altri (nelle sue dimensioni sociali e politiche). Per noi la libertà non si può praticare senza la partecipazione, senza il Popolo, senza la dignità e la sicurezza del lavoro di ciascuno e di tutti e tutte. Le forze politiche della destra sollecitano l’astensione, con un atto che non temiamo definire come culturalmente eversivo.

La partecipazione è la vera forza della democrazia e la partecipazione è il primo vero passo per innescare un cambiamento significativo. Il quesito numero 3 sulla precarietà del lavoro, tra gli altri, merita un’attenzione particolare perché incide profondamente e strutturalmente sulle scelte sociali e politiche del nostro tempo. 

Votando “Si” a questo quesito, si abrogano alcune norme sui contratti a termine, con un obiettivo politicamente molto chiaro e diretto: ridurre al minimo la precarietà, e rendere più stabili i percorsi lavorativi, soprattutto per i nostri giovani. Far diventare il lavoro a tempo indeterminato la regola e il lavoro a scadenza e precario, l’eccezione.

L’Italia, e il Mezzogiorno in particolare, hanno visto negli ultimi anni una vera e propria emorragia di giovani, molti laureati, che emigrano all’estero in cerca di maggiori opportunità.  I dati ISTAT sono allarmanti: nel 2024, 191mila italiani hanno lasciato il Paese (+20% rispetto all’anno precedente) e dal 2013 al 2022, oltre un milione di cittadini, prevalentemente tra i 25 e i 34 anni, hanno scelto di andare via.  Questa “fuga di cervelli” è un’emergenza sociale e culturale che minaccia il futuro del Paese (e del Mezzogiorno).

Il quesito numero 3 può rappresentare un punto politico di svolta, una vera chiave per invertire questa tendenza dannosa alla precarizzazione delle vite. Votare “Sì” significa dare ai giovani maggiori tutele e prospettive di stabilità di lavoro e di vita.  Significa favorire la “restanza”, offrendo loro la possibilità di rimanere, di investire le proprie energie e costruire qui, nel loro Paese, la propria vita, la propria carriera e la propria famiglia. L’8 e il 9 giugno, non possiamo restare indifferenti. Il futuro del lavoro, il futuro dei giovani e la coesione della società dipendono anche dalla nostra partecipazione.  Votare è un atto di rivolta e di restanza: è una forma di resistenza!
Maria Pia Funaro e Walter Nocito (Segreteria regionale di Sinistra Italiana Calabria)