Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
La Calabria ha parlato con voce chiara e netta: nei referendum sul lavoro promossi dai sindacati, la regione ha votato in massa per il sì. I dati aggiornati alle 20:35 del 9 giugno mostrano percentuali schiaccianti a favore della reintroduzione di maggiori tutele per i lavoratori, con un consenso che in alcuni casi supera il 93%.
Il quesito più simbolico, quello sul reintegro in caso di licenziamento illegittimo, ha registrato un consenso bulgaro: il 93,25% degli elettori calabresi ha votato “sì” (304.767 voti), contro un esiguo 6,75% di “no” (22.067). Stesso andamento per il quesito sul tetto alle indennità in caso di licenziamento: il 91,99% si è detto contrario all’attuale sistema che limita il risarcimento per i lavoratori.
Non meno significativa la risposta sui contratti a termine, altro punto nevralgico del pacchetto referendario: in Calabria il 92,96% ha scelto di rafforzarne la tutela, mentre solo il 7,04% si è opposto. Sul fronte della responsabilità degli infortuni sul lavoro, il “sì” ha raggiunto il 91,44%.
Unico dato meno netto, ma comunque favorevole, è quello relativo al referendum sulla cittadinanza: il 67,41% degli elettori ha detto sì alla proposta di riforma che avrebbe reso più facile ottenere la cittadinanza italiana, mentre il 32,59% ha votato no. Un divario che conferma la maggiore sensibilità – o polarizzazione – su un tema che tocca anche identità e immigrazione.
Il dato politico che emerge è inequivocabile: in Calabria si afferma una forte domanda di giustizia sociale e diritti. Con 1.469.405 elettori chiamati alle urne, la regione ha risposto compatta, soprattutto su temi che toccano direttamente la dignità del lavoro. Un segnale chiaro anche per il governo e le forze politiche: nel Sud, il lavoro continua a essere una questione non solo economica, ma profondamente civile.