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«Il segretario regionale Irto, alla direzione regionale del partito, dopo la disastrosa sconfitta del 25 settembre, lancia la proposta di una conferenza programmatica da tenersi a novembre, mentre al contempo in Italia Letta e lui stesso in Calabria, propongono un “congresso rifondativo”. Proposte politicamente ed organizzativamente contrapposte e difficilmente conciliabili». Esordisce così Sergio De Simone, storico militante del Pd appartenente al gruppo dei “ricostituenti”, in una nota che non risparmia toni aspri alla dirigenza del suo partito.
«Se come ormai deciso entro marzo si arriverà al congresso nazionale che dovrà affrontare non solo e non tanto l’elezione di un segretario, quanto la ridefinizione della linea politica e programmatica del Pd – si chiede De Simone – che senso ha la scelta di tenere a novembre una conferenza programmatica regionale?».
Una conferenza, afferma il rappresentante democrat, organizzata da un partito calabrese «rinsecchito e destrutturato non solo dalla sconfitta elettorale e soprattutto politica delle elezioni del 25 settembre, quanto da tre anni di burocratico commissariamento». Un partito, rincara la dose, che solo adesso trova «la forza dell’autonomia» dopo «anni di ascarato passivo verso Roma».
La conferenza regionale, una «via autoreferenziale»
«E se malauguratamente – aggiunge De Simone – s’imboccasse la via autorefenziale della conferenza programmatica, perché coloro che si sono allontanati in questi anni o sono stati costretti ad allontanarsi da un commissariamento burocratico e persecutorio dovrebbero partecipare ad un congresso dove sono già decise scelte politiche e programmatiche e forse anche quelle del gruppo dirigente? Perché in tanti dovrebbero essere interessati ad un partito che stabilisce che: “I primi sono i primi gli altri si aggiungono”?».
«Spero – continua – che lo spirito con cui è stata proposta la conferenza programmatica non sia quello di trincerarsi in un fortino per mantenere intatti ruoli e funzioni di ognuno. Il mio è soltanto un sospetto; oppure la decisione di Irto di completare i congressi di circolo, in molti comuni della Calabria, della precedente tornata congressuale in cui Irto è stato eletto segretario regionale, a pochi mesi di distanza dal congresso rifondativo nazionale, sono più di un sospetto, quasi una certezza?».
Pecoraro e la «caccia alle streghe»
Certezze che, dichiara De Simone, sarebbero confermate anche da interventi come quello del segretario provinciale Vittorio Pecoraro che, «con lo spirito inquisitorio di caccia alle streghe, va ancora alla ricerca di coloro che nel partito non hanno votato alle ultime elezioni Pd ed a cui si vorrebbe negare cittadinanza nella rifondazione di un nuovo Pd».
«Purtroppo caro Vittorio – dice rivolto al segretario – quelli che all’ultime elezioni non hanno votato Pd sono tantissimi in Calabria ed in Italia, tanto che per cercarli ad uno ad uno impiegheresti anni per riempire di nomi e cognomi centinaia o forse migliaia di fogli. Se si pensa veramente che siano bastate le telefonate di qualcuno per spostare la massa dei voti in uscita dal Pd vuol dire che non abbiamo capito niente di cosa è successo in Calabria ed in Italia».
Nessun complotto interno, rimarca De Simone, all’origine di quel «12,01 per cento che abbiamo preso come Pd nel collegio dove tu eri candidato». «Infine caro Vittorio – aggiunge – evitiamo falsificazioni numeriche a partecipazioni limitate in riunioni serie di riflessione. Non serve a nulla agitarsi in questo modo, altrimenti io che ero presente che cosa dovrei dire? Che alla riunione della direzione regionale (foto), della nostra provincia, erano poche le presenze ed ancora più pochi coloro che avevano titoli a parteciparvi?».
«Se non allontaniamo da noi, e ciò vale soprattutto per coloro che hanno ruoli di direzione politica e di responsabilità, una mentalità di caccia alle streghe, di complotti finalizzati al sostituismo, la paura dell’accerchiamento del nemico interno – ammonisce – sarà molto difficile aprirci al confronto ed alla discussione per accogliere forze nuove e fresche».
«La sconfitta è frutto dei nostri errori»
E conclude: «Non è vero che non c’è interesse, pathos, partecipazione in Calabria ed in Italia per le sorti della sinistra e del Pd. Non è vero che il destino cinico e baro ha deciso che il centrodestra vincesse le elezioni. Molto purtroppo è dipeso dai nostri errori, dalla protervia dei gruppi dirigenti ad ogni livello, di preferire l’interesse immediato personale e di carriera a quello più complessivo dell’Italia, della sinistra e degli interessi delle forze economiche e sociali di cui dovremmo essere espressione e di cui dovremmo difendere gli interessi».