In prossimità del consiglio comunale più atteso da quando a Paola è subentrato il cambio amministrativo, i rappresentanti delle compagini alternative alla maggioranza del sindaco Giovanni Politano, hanno manifestato chiari segnali di opposizione all’azione che si andrà a proporre al vaglio dell’aula il prossimo 14 novembre.

Tutti, nessuno escluso, allineati nel solco di una bocciatura sonora, figlia di analisi effettuate sul documento proposto dall’esecutivo, giudicato «inattendibile», con tariffe approvate fuori termine «e alcune gravi anomalie» nella struttura. Tutti ingredienti che, in questi giorni, stanno contribuendo a rendere infuocato il clima politico, ancora condizionato dagli strascichi di una campagna elettorale molto estenuante.

Arroccata tra le mura del Sant’Agostino, la maggioranza a supporto di Giovanni Politano ostenta compattezza e comunità d’intenti, nonostante qualche mal di pancia registrato, pare, tra coloro che avrebbero preferito dichiarare il dissesto.

Lo stato dei conti ereditati dalla terza amministrazione Perrotta, soprattutto a partire dalla seconda metà del 2020, si è rivelato molto difficile da gestire e – nell’ottica di evitare un’esperienza che la città ha già patito fino a non più di cinque anni fa – riuscire ad evitare l’estrema “dichiarazione”, ha comportato slanci in ambiti finora inesplorati, con tempistiche che solo con l’intervento della Prefettura si è riusciti a “definire” (pena lo scioglimento).

Tra le novità contabili messe a sistema dall’amministrazione Politano, l’imposta “di soggiorno” è quella che ha riscosso le più immediate critiche, anche da parte di categorie storicamente non politicizzate.

Se per le reazioni spettanti perlopiù alla cittadinanza, bisognerà attendere l’arrivo delle bollette Imu, acqua e Tari; per ciò che riguarda la tassa di soggiorno, una voce extraconsiliare si è già levata.

A non voler sentir parlare delle nuove condizioni che saranno imposte a turisti e visitatori, sono proprio coloro che dell’accoglienza a queste categorie hanno fatto il proprio mestiere, vale a dire gli albergatori e i gestori di strutture ricettive, che a mezzo stampa hanno voluto lamentare di «non essere stati coinvolti, né sentiti, né informati di tale volontà».

«Il Comune non ha commissionato alcuno studio di settore – è l’accusa – per quantificare sia la presenza di strutture ricettive di vario tipo sul territorio e sia il potenziale di accoglienza, in termini di posti letto e, soprattutto, di introiti relativi a tutto l’arco dell’anno. Così facendo – è l’analisi degli addetti ai lavori – avrebbe potuto applicare le tariffe sulla scorta di una somma potenziale di incasso, prevedendo ciò in bilancio».

Nel mirino degli operatori “regolari”, soprattutto gli “abusivi”, che non sarebbero in alcun modo toccati dall’imposta, dato «che fittano a prezzi stracciati (evadendo fisco e tasse) in quanto proprietari di interi immobili o comunque di molti appartamenti».

Oltre a denunciare questo stato di cose, gli esperti di settore hanno definito «molto aleatoria e ingiusta», come da bozza di delibera, «la destinazione del gettito di cui all’articolo 4. Fondi che dovrebbero essere utilizzati – secondo gli amministratori locali – per una miriade di opere e settori. Si richiede, a tal proposito, di meglio circostanziare l’ambito di destinazione del gettito, anche per favorire servizi strettamente connessi alla ricezione alberghiera e al turismo, magari destinando gli introiti in un preciso capitolo di bilancio».

In definitiva, onde evitare l’adozione di un provvedimento che potrebbe rivelarsi fatale per l’economia locale, gli operatori hanno manifestato la volontà di organizzare un «vertice che servirà ad avviare un confronto per giungere ad una soluzione partecipata e condivisa».

A quattro giorni dall’appuntamento nell’aula “Lo Giudice”, le premesse per un consiglio infuocato ci sono tutte.