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di Pina Sturino*
Rispondo con piacere alla presidente della Commissione “Istruzione” del Comune di Montalto Uffugo, Stefania Giordano, cercando di non passare per la maestrina di turno. Essendo così evidenti le lacune manifestate sul dimensionamento attuato dalla Provincia di Cosenza è però bene fare chiarezza, per non farla incorrere in altre défaillance e per evitare magre figure a tutta Montalto, perché se c’è qualcosa di veramente mortificante, è apprendere che persone che occupano ruoli importanti, non solo non sono preparate a dovere ma per giunta non hanno neanche il buon senso di evitare di esprimere giudizi pubblicamente così come ha fatto di recente, anche a nome del sindaco.
Intanto appare del tutto fuori luogo richiamare l’attenzione su Montalto facendo intendere che la scrivente, poiché montaltese, avrebbe dovuto intraprendere chissà quali azioni. Per favorire Montalto? Ma dove è finito il leit motiv del “bene in comune” e del “buon governo” dell’amministrazione Caracciolo che si attiene alle leggi vigenti senza creare discriminazioni o distinzioni di sorta? Se questo principio vale, vale sempre.
Dire che la sottoscritta “avrebbe dovuto ribadire nell’assemblea provinciale la necessità di tenere ben distinte le realtà formative presenti su Taverna di Montalto Uffugo e Montalto Uffugo Scalo” significa non aver compreso il senso del piano di dimensionamento. Peraltro, lascia intendere che il fare particolarità è un vezzo di questa amministrazione.
Dice una bugia, inoltre, quando dichiara che dalla sottoscritta v’è stato soltanto silenzio, in quanto, seppur informalmente, più volte ho reso edotti i consiglieri ed in particolare la presidente di commissione sugli effetti delle nuove normative. Oltretutto, se avesse voluto saperne di più, ed anche se avesse voluto contestare il piano per Montalto, una volta appresi gli effetti in conferenza d’ambito, avrebbe potuto soffermarsi in audizione con il Presidente della Provincia, così come hanno fatto tutti gli amministratori che hanno ritenuto di chiedere dei chiarimenti.
Quando si parla del Comune di Montalto Uffugo incluso tra quelli con indicatore critico pari a zero, significa che il comune in oggetto rientra nel piano con tutti i requisiti richiesti e che dunque si deve procedere con l’accorpamento. Lo “zero”, infatti, vuol dire che non ci sono problemi che ostacolano l’applicazione del nuovo piano in quanto viene considerato esente di disagio socio-economico e povertà educativa con un territorio che è in via di sviluppo demografico, dunque concettualmente l’esatto contrario di quanto afferma la consigliera Giordano.
I tre istituti comprensivi, dovrebbe sapere la presidente di commissione, non raggiungono i mille alunni per come richiesto dalle linee guida e soltanto grazie a San Benedetto non si è proceduto all’accorpamento di tutti e tre gli istituti. Mi spiego meglio, anche con i numeri. L’istituto di Montalto Centro, dati dell’Osservatorio Regionale per il Diritto allo Studio, conta 904 alunni, Taverna 894, Scalo 868. Montalto Centro ha ottenuto una deroga e dunque l’autonomia, in quanto vi ricadono i PES (Punti di Erogazione del Servizio) dislocati nei comuni di Lattarico, Rota Greca e San Benedetto Ullano. Proprio grazie a quest’ultimo Comune è stata applicata la deroga. Infatti, San Benedetto Ullano, dalle griglie dell’osservatorio e a seguito di una lettura georeferenziata del territorio, viene inquadrato con fattore critico 3, ovvero il più alto.
Se ciò non si fosse verificato si sarebbe dovuto procedere ad un unico accorpamento di tutti e tre gli istituti montaltesi, visto che i numeri che presentano sono sotto la soglia imposta dalle linee guida. Infine, per Taverna e lo Scalo, tale deroga non sarebbe stata possibile perché non c’è alcuna criticità. In questi casi, gli istituti non risultando in linea con le normative, vanno tutti in accorpamento.
Alla luce di tutto ciò, cosa si sarebbe dovuto fare? Andare contro un piano che è frutto delle leggi dello Stato e delle normative regionali? E per ottenere quali vantaggi? Inoltre, volendo ipotizzare il mantenimento delle autonomie su tutti e tre gli istituti montaltesi si sarebbe redatto un piano difforme alle linee guida per un territorio come quello di Montalto Uffugo che avrebbe portato a una sonora bocciatura da parte del Dipartimento Istruzione della Regione Calabria che insieme all’USR, è tenuto a verificare la correttezza degli accorpamenti. Altro che asservita a chissà chi, o a cosa.
Inoltre, questa normativa richiede che per un più efficiente servizio del diritto allo studio, gli interventi di riequilibrio della rete scolastica vadano nella direzione degli accorpamenti tra istituzioni scolastiche appartenenti al medesimo comune.
A partire da questo principio, è chiaro che le linee guida regionali forniscono il resto delle indicazioni che sono state applicate su tutto il territorio provinciale allo stesso modo. Non a caso, sono stati effettuati accorpamenti in tutti i comuni con lo stesso criterio, in base alla legge di bilancio num. 197/2022 del governo Draghi adottate dall’attuale esecutivo Meloni, recepite dalla Regione Calabria attraverso la delibera di giunta num. 336 del 21 luglio 2023 che hanno portato alla soppressione di 79 autonomie per la Calabria di cui 29 della provincia di Cosenza. Salvaguardare le realtà scolastiche delle aree periferiche e interne che insistono in territori socialmente, culturalmente ed economicamente svantaggiati è uno degli obiettivi delle normative del dimensionamento scolastico.
Per di più, l’accorpamento abbassa le barriere, abbatte il campanilismo tra zone dello stesso comune e fra diversi comuni, potenziando il livello qualitativo dell’offerta formativa per migliorare le competenze dei discenti e favorire le potenzialità di sviluppo di ciascun allievo. Promuove strategie unitarie di sviluppo del territorio consolidando il dialogo tra l’ente locale e l’istituzione scolastica.
In ogni caso, Montalto non è ritenuta vivaddio area svantaggiata. Se poi per la maggioranza a guida Caracciolo e per la presidente di commissione risulta il contrario, lo possono sempre dimostrare ma dovrebbero anche prendersi delle belle responsabilità spiegando perché Montalto ricadrebbe in un’area svantaggiata, cercando di non incorrere in gaffe, visto che questo sindaco governa ormai da 10 anni.
Piuttosto, Giordano dovrebbe spiegare perché la prima commissione consiliare su questo argomento è stata convocata solo il 17 ottobre, in pratica quando il dimensionamento era stato già deliberato per tutta la provincia.
Inoltre, così come prevedono le linee guida, sono state indette da parte della Provincia di Cosenza le assemblee d’ambito con i sindaci: la prima si è svolta martedì 19 settembre, il Comune di Montalto è stato rappresentato dalla Responsabile di Servizio mentre la seconda si è tenuta sabato 14 ottobre, a cui ha preso parte la presidente di commissione Giordano, quale delegata di Caracciolo.
Occasioni di incontro in cui si sarebbero potute formulare eventuali osservazioni, ricevendo tutte le delucidazioni del caso. Si sarebbero potuti raccogliere feedback da portare nelle commissioni consiliari che però la presidente di commissione Giordano non ha indetto se non per martedì 17 ottobre, in pratica quando il dimensionamento era stato già deliberato per tutta la provincia. Oggi, strumentalizzando la faccenda, si punta il dito verso la sottoscritta, affermando che avrei dovuto prendere l’iniziativa. Fermo restando che le linee guida parlano chiaro e Montalto sarebbe rientrato nei criteri per l’accorpamento, se proprio avessero voluto adoperarsi, l’avrebbero dovuto fare tempo.
Fui io stessa a comunicare alla presidente Giordano, informalmente e per rispetto dei ruoli ma non certo per convinzione di ciò che la maggioranza avesse voluto fare, che se ci fossero state delle rimostranze, le avrebbero dovute evidenziare per mezzo di una delibera di giunta e per tempo. Nonostante ciò, è stato mostrato un mero disinteresse su questa tematica che era ormai nota in tutta la regione da fine agosto, data in cui gli uffici della provincia hanno fatto comunicazione del via al dimensionamento. Mi vien da chiedere, come mai ha indetto e continua ad indire commissioni ora, solo dopo l’adozione del piano?
Ma le domande a cui dovrebbe rispondere l’amministrazione Caracciolo sono ben altre. Ad esempio, come mai ha preferito in questi anni pagare dei fitti a privati, rinunciando a qualsiasi programmazione di realizzazione di nuovi edifici, giustificandosi con il piano di riequilibrio? Visto che di recente in consiglio comunale è stato sottolineato che il PSC è frutto anche di una continuità amministrativa e che responsabilmente chi governa deve tener conto di quanto di buono ha fatto l’amministrazione precedente, questo modus operandi lo avrebbe potuto applicare anche per gli edifici scolastici, quantomeno individuando le necessità montaltesi e progettando gli interventi necessari. Tutto ciò non è avvenuto, avviene tuttavia che per ogni cosa che si fa, si cita il piano di riequilibrio, quasi come se fosse una ciambella di salvataggio, buona per tutte le occasioni, da tirar fuori per nascondere le proprie negligenze.
Bisognerebbe chiedersi, altresì, come mai tanti genitori della zona valliva preferiscono iscrivere i propri figli alle scuole di Rende? Sarebbe utile avere risposte a questi quesiti, giusto per comprendere meglio, qualora ce ne fosse bisogno, qual è lo spirito che muove questa amministrazione.*Pina Sturino, consigliere provinciale e del Comune di Montalto Uffugo.