Molti in Calabria in questi giorni, tra cui il presidente ff della giunta regionale Spirlì,
chiedono al governo nazionale l’azzeramento del debito sanitario calabrese. Io credo sia
necessario invece domandarsi se qualcuno sia oggi in grado di quantificare la massa
debitoria del sistema sanitario calabrese. Il presupposto fondamentale per potere essere
credibili e non fare solo propaganda è quello di lavorare affinché ci sia certezza sulla
situazione finanziaria ed economica nel settore della Sanità.
Diversi sono i bilanci bocciati dal commissario ad acta Longo: il bilancio di esercizio 2019
dell’Asp di Vibo Valentia, i bilanci 2018/2019 dell’Asp di Crotone, il bilancio di esercizio
2019 dell’Asp di Reggio Calabria. L’unico bilancio che è stato fino ad oggi approvato è il
bilancio di esercizio 2019 del Grande ospedale metropolitano Bianchi – Melacrino –
Morelli. A questo quadro drammatico dal punto di vista dei bilanci finanziari di Asp e AO,
si aggiunge la situazione che denuncio da anni sullo stato economico e contabile dell’Asp di
Cosenza dove, anche attraverso vicende giudiziarie, inizia finalmente ad emergere una
verità che qualcuno ancora sottovaluta ma che rischia di far saltare il banco dell’intero
servizio sanitario regionale.

Cosa nasconde il fatto che ben otto commissari che si sono succeduti fino ad oggi non sono
stati nelle condizioni – o non hanno voluto – approvare il bilancio consuntivo 2018 che
andava approvato entro i primi sei mesi del 2019? E cosa si nasconde dietro al fatto che
l’attuale commissario, pur avendo una scadenza contrattuale di approvazione di tutti i
bilanci passati, ha chiesto una proroga perché non è in grado di approvare un bilancio
consuntivo 2018 che si avvicini alla realtà nonostante tutto il lavoro effettuato.
Il dato potrebbe essere eclatante: la perdita di esercizio celata dalla mancata approvazione
del bilancio consuntivo 2018 dell’Asp di Cosenza si aggirerebbe tra i 500 e i 600 milioni di
euro. Ovviamente, se tale cifra dovesse essere confermata, si verrebbero a creare le
condizioni per perpetuare il commissariamento per almeno altri dieci anni. Se a questo poi
si aggiunge la vicenda dell’Asp di Reggio Calabria, lo scenario diventa davvero
drammatico. La relazione finale della commissione straordinaria dell’Azienda sanitaria
provinciale è zeppa di riferimenti a dati e situazioni di inaudita gravità tant’è che il collegio
sindacale, nella relazione al bilancio 2019, ha ritenuto di esprimere parere non favorevole
all’approvazione del documento contabile per il mancato rispetto del principio di
continuità ed interdipendenza dei bilanci di esercizio non avendo adottato i bilanci
pregressi dal 2013 al 2018.

Se questo è lo stato dell’arte della contabilità e dei bilanci del Sistema sanitario calabrese
come si fa a chiedere l’azzeramento di qualcosa che non si conosce e di cui non c’è
certezza?
Perché la Calabria e l’Ufficio del commissario fa tanta fatica ad individuare l’ammontare
del debito sanitario calabrese dopo ben undici anni di commissariamento?
E’ necessario superare la propaganda e utilizzare tutti i mezzi necessari, anche una task-
force con la presenza della GdF con cui la Regione ha attivato una convenzione, per fare
chiarezza sui bilanci di ogni singola Asp e Azienda ospedaliera e sul patrimonio
immobiliare che in Calabria ammonta ad oltre 1,5 miliardi di euro e che, molto spesso, è
dato in gestione a privati con contratti a canoni irrisori che risalgono in alcuni casi al 1954
e che, in altri casi, com’è accaduto nell’Asp di Reggio Calabria, viene sottratto alla
proprietà dell’Asp attraverso cause di usucapione.
Deve essere fatta subito piena luce sui bilanci e sulla situazione economica della sanità
calabrese. Questo è il momento della responsabilità e della chiarezza.

Carlo Guccione
Consigliere regionale PD