Rivendicano un margine di manovra autonomo nell’alveo della maggioranza comunale e riservano stilettate alle correnti che guidano da anni il Partito Democratico di Cosenza. Non avanzeranno direttamente richieste di avere un proprio rappresentante in giunta «per non partecipare a logiche di spartizione», perché «è una prerogativa del sindaco Caruso» e perché «magari l’idea dovrebbe partire da lui». Poi però aggiungono che «se coinvolti, parteciperemmo volentieri ad una discussione».

Francesco Graziadio, Aldo Trecroci e Gianfranco Tinto hanno chiarito in conferenza stampa tutte le motivazioni che hanno innescato la rottura con il gruppo consiliare del Pd e implicato la creazione di una formazione autonoma. Due note di colore, da capire se tali oppure no: la presenza dell’ex vicesindaca Maria Pia Funaro e del componente della segreteria provinciale Pecoraro, responsabile del Tesseramento e Circoli, Salvatore Giorno. Tutti domani parteciperanno all’assemblea cittadina convocata alle 17.30 dal circolo locale.

«La creazione di “Democrazia e partecipazione” non è un atto contro l’amministrazione – spiega il capogruppo Graziadio – perché riteniamo fondamentale restare all’interno del centrosinistra come argine al centrodestra. Noi segnaliamo l’assenza di democrazia e partecipazione, da qui il nome del nostro gruppo, all’interno del Partito Democratico».

Decisioni calate dall’alto

Riannodando i fili, la genesi del malessere nasce all’alba dell’elezione di Franz Caruso. «Ci riunimmo – raccontano – e ci fu detto che la presidenza era già stata assegnata a Giuseppe Mazzuca. Non sappiamo da chi, come e perché. Capimmo che le decisioni venivano calate dall’alto, ma accettammo le indicazioni prese a monte delle elezioni. La questione si ripropose tre giorni dopo quando fummo informati che il capogruppo sarebbe stato Francesco Alimena. Nulla di personale contro entrambi, ma non ci fu discussione alcuna».

«Pensavamo che la cosa si fosse esaurita lì – proseguono ancora – invece con l’elezione del presidente del collegio dei revisori ci calarono dall’alto il nome di Colistro. Votammo Manna per dare un segnale e perché non ci fu alcuna discussione interna. Da lì scoppio il caso Funaro, per la quale ognuno di noi tre si è speso con il sindaco ribandendo massima fiducia nei confronti di Maria Pia. Inutilmente».

Graziadio fa i nomi di Adamo, Bruno Bossio e Guccione

«L’ultimo banco di prova è stata la tornata elettorale delle Provinciali – dice Graziadio -. Abbiamo chiesto ripetutamente ad Alimena di avere un confronto perché tutti e tre volevamo avanzare la nostra candidatura. Anche Commodaro auspicava che venisse convocata una riunione dei capigruppo per valutare come procedere collettivamente. Questa riunione non è mai stata organizzata perché le decisioni erano evidentemente già state prese, ma non nelle sedi istituzionali preposte e non da chi ha i titoli per farlo. Furono prese intorno a dei caminetti dove si trovavano probabilmente Enza Bruno Bossio, Nicola Adamo e Carlo Guccione. Perché devono decidere loro senza alcuna legittimazione di un voto popolare? Ci sono anche Bevacqua e Iacucci, certo, ma almeno occupano un posto in un consiglio regionale a margine di un’elezione».

«Un metodo che non va bene»

«Noi contestiamo la metodologia usata all’interno del Partito Democratico – aggiungono Trecroci e Tinto -. Per noi la democrazia non è esercizio di potere, ma è partecipazione. Viceversa si cade nel baratro dell’isolamento. Reclamiamo condivisione: un fatto necessario e non trascurabile. Sapete, abbiamo fatto due riunioni in due anni e mezzo. Quando ne chiediamo una al Pd, ci viene risposto che sarebbe inutile e fuorviante».

Il gesto di Graziadio, Trecroci e Tinto potrebbe essere oggetto di discussione in seno alla commissione di garanzia della federazione provinciale. «Chi è uscito dai binari dello statuto, non siamo noi che rispettiamo l’articolo 1 – concludono -. Le prassi consolidate sono, ahinoi, quelle che hanno creato un solco enorme tra il Pd e il popolo. Noi restiamo nel Partito Democratico, ma contestiamo come opera a Cosenza e in provincia».