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C’è un’emergenza nell’emergenza. Ed è quella dei rifornimenti sanitari che mancano negli ospedali calabresi. Solo ieri vi abbiamo parlato del grido d’allarme dei medici dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza (LEGGI QUI), ma oggi la situazione è sempre più preoccupante. Per una serie di ragioni. Negli ultimi giorni in alcuni ospedali della Calabria, – Castrovillari e le strutture ospedaliere del circondario di Reggio Calabria – ai medici in corsia la macchina organizzativa sanitaria ha consegnato due mascherine Ffp3. In alcuni casi anche quelle chirurgiche. Tutto ciò, però, non basta.
Nel caso delle mascherine di garza l’utilizzo è monouso. Si deve utilizzare per un solo intervento e poi buttarla nel cestino. In una situazione normale, non ci sarebbe alcuna emergenza ma in un caso come quello del Covid-19, le cose stanno in un altro modo. Neanche le mascherine Ffp3, due per ogni medico da usare per almeno sette giorni, bastano a soddisfare il fabbisogno ospedaliero. Infatti, le Ffp3 dopo otto ore non sono più utilizzabili. Capite bene che dovendole usare per sette giorni – ovvero 3 giorni e mezzo ciascuna – medici, infermieri e personale addetto alle pulizie rischiano davvero di essere contagiati.
Così – come ci comunicano alcuni cittadini in forma anonima – per aiutare i medici che combattono ogni giorno con varie patologie, diverse associazioni hanno donato all’ospedale di Castrovillari diversi pacchi di mascherine da conservare e indossare nel momento di necessità. Un piccolo gesto che dimostra quanto gli italiani siano sensibili nelle difficoltà. Intanto, i medici per avere le mascherine devono firmare un documento con il quale si attesta l’orario e il giorno della consegna. Oggi più che mai coloro che lavorano in ospedale dovrebbero avere gli strumenti necessari per difendersi dal nemico invisibile. Ma così è davvero dura (e pericoloso).