L’intervista rilasciata al nostro network questa mattina da parte di Vittorio Pecoraro, ex segretario della Federazione provinciale di Cosenza del Partito Democratico, ha innescato una serie di risposte. A seguire proponiamo quella di Sergio De Simone, dirigente storico del partito ed espressione dell’ala dei Democratici per la Calabria.

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«L’intervento di Vittorio Pecoraro offre alcuni spunti di riflessioni e soprattutto tenta di affrontare, a suo modo, una discussione che vada oltre le mediazioni nominative fine a se stesse sulla scelta del candidato. Il suo intervento ancora una volta si limita ad individuare nei problemi organizzativi la crisi profonda che vive il PD in Calabria ed in Provincia di Cosenza.

Ripropone un solipsismo tanto caro ai gruppi dirigenti calabresi e forse non solo ad essi. Il centro della politica è il PD ed i suoi gruppi dirigenti che uniti debbono fare fronte comune contro “alcuni attori (che) pur dichiarandosi alleati o patner, agiscono per renderci marginali”. E la Calabria, i suoi problemi, la necessità di costruire le alleanze per cambiare e costruire un nuovo blocco politico e sociale dove sono nella nostra discussione? E’ proprio la paura su cui far leva per ricompattare gruppi dirigenti rissosi sul terreno del potere e della spartizione correntizia e sulle poltrone istituzionali – che per questo modo gretto di ragionare sono sempre meno – che ha portato il PD alla perdita della sua centralità in Calabria ed alla sua perdita di egemonia.

E’ con questa logica che in questi anni si sono fatti fuori dirigenti, forze interne al partito che non erano omologabili a questa logica e che ha prodotto solo rinsecchimento ed ubbidienza al comando. Il meno siamo e meglio stiamo è una logica minoritaria, non egemonica che ha portato il PD calabrese all’isolamento politico nella stessa coalizione del Centro Sinistra. Il solipsismo è la vera malattia che va combattuta. Un partito egemonico che si vuole candidare ad essere attrattivo, userei dire egemonico nel blocco politico e sociale di Centro Sinistra, deve avere la capacità di guardare oltre la punta del proprio naso.

Un Partito che ambisce a diventare punto di riferimento di un Centro Sinistra che si candida alla guida della Calabria dovrebbe avere la lucidità e la maturità di capire che nella nostra Regione, nonostante i gravi nostri limiti di opposizione che non sono ascrivibili solo alla nostra azione istituzionale, ma che riguardano più specificamente e più complessivamente la direzione politica del nostro partito, vi è una profonda crisi del Centro Destra ed un’appannamento del protagonismo del suo Presidente Occhiuto. E’ per questo che dovremmo riflettere sul perché, come ha scritto il giornalista Massimo Clausi, “il PD perde anche quando (il Centro Sinistra) vince“.

Dovremmo interrogarci sul perché di tanti ex autorevoli dirigenti del PD  che messi fuori ed accompagnati alla porta dall’attuale gruppo dirigente del partito, nei loro comuni stravincono; mentre noi, al contrario, nelle stesse realtà ci arrabattiamo a  costruire  trasversalismi impossibili, difficili da far comprendere e digerire al nostro elettorato. E’ questa impostazione che ci ha portato a non presentare nelle stesse realtà liste con il nostro simbolo. Bisogna ragionare che non prendere atto delle nostre sconfitte e che reagire a queste con la logica di stringiamoci tutti in un indistinto per difendere qualche posto a sedere o, fatto più grave, pretendere la guida di alleanze politiche ed istituzionali solo perché siamo il PD, significa solo lavorare per consegnare di nuovo la Calabria al Centro Destra di Occhiuto. 

Le ultime elezioni amministrati e le nostre scelte colpevolmente sbagliate hanno dimostrato che non siamo più centrali per la costruzione di una alleanza larga di Centro Sinistra in Calabria. Prendere coscienza di questa condizione è necessario se vegliamo discutere senza arroganza con tutti gli attori politici e sociali necessari per tornare a vincere. Bisogna in oltre avere la consapevolezza che oltre i partiti nella nostra Regione c’è un civismo espressione dei tanti sindaci di amministrazioni importanti calabresi e di tanti protagonisti di un associativismo diffuso che pensare che il Pd o i soli partiti siano gli unici protagonisti nelle scelte future è una visione miope e perdente. Il modello dell’iniziativa tenutasi a Catanzaro sulla sanità alcune settimane fa, promossa dal sindacato e dal alcune testate giornalistiche ed associazioni, ci indica la strada giusta che dobbiamo perseguire.

Quindi, Vittorio, come puoi ben vedere i nostri non sono problemi di adeguamento organizzativo alle presunte novità, bensì grossi e gravi problemi di natura politica. E se mi è permesso non si può pensare di risolvere i nostri problemi organizzativi facendo, come dirigenti politici, i giudici esterni o peggio ancora i difensori di una fazione contro l’altra nei circoli e nei territori. Chi si candida ad essere dirigente deve avere la pazienza e la disponibilità di mettere le mani nei circoli senza pregiudizi e con lo spirito di volere costruire o meglio ricostruire comunità dilaniate. Ad esempio a Corigliano Rossano non possiamo pensare di risolvere gli annosi problemi di un PD ormai esangue con la matematica delle tessere.

Chiunque vinca in quella realtà si troverà problemi difficili da superare e soprattutto non penso riuscirà a ricostruire la giusta sintonia tra il PD e la comunità dei cittadini di CoriglianoRossano che guardano al Centro Sinistra con speranza. Aizzare o alimentare lo scontro derubricandolo a problemi locali è voler fare male al PD ed a quella comunità. Forse ad iniziare dal segretario regionale o da chi per lui, più che fare da spettatori attivi, come gruppi dirigenti provinciali e regionali dovremmo essere chiari e dire cosa vogliamo fare in quella realtà e nel circolo del terzo comune della Calabria. Per il PD in Calabria oggi non vi sono opzioni possibili se non l’obbligo di cambiare per non perire.