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Un ordine del giorno “mascherato”, come i consiglieri in aula, e la riforma del Welfare approvata pochi mesi fa dall’amministrazione Oliverio dopo anni di attesa è finita nel limbo. Niente più passaggi di competenze e risorse dalla Regione ai Comuni capofila degli Ambiti territoriali, come sarebbe dovuto accadere dal primo gennaio di quest’anno e tutto congelato fino a San Silvestro. Il primo blitz della nuova maggioranza regionale arriva quando Jole Santelli ha appena terminato il suo intervento, auspicando che il Consiglio metta all’ordine del giorno la richiesta al Governo di una fornitura adeguata di mascherine e altri dispositivi di protezione per la Calabria. Mimmo Tallini chiede all’aula se sia d’accordo a discutere di un punto proposto dai consiglieri Giannetta, Pietropaolo, Mancuso, Graziano ed Esposito. E quando quest’ultimo prende la parola per entrare nel dettaglio della proposta si scopre che si parlerà di tutt’altro: la riforma del Welfare, appunto.
Niente Dpi, all’improvviso si parla di Welfare
La discussione riguarderà la «modifica o revoca del regolamento regionale numero 22 del 2019», con sospensione dell’esecutività dello stesso fino al 31 dicembre del 2020. Poi spiega ai consiglieri senza trascorsi a Palazzo Campanella di che si tratta: oggetto del documento erano «le procedure di autorizzazione, acceditamento e vigilanza delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale socioassistenziali, nonché dei servizi domiciliari, territoriali e di prossimità».
La riforma, arrivata dopo anni di attesa, prevedeva che la gestione delle procedure in questione passasse dalla Regione ai Comuni a partire dal primo dell’anno. Ma i Comuni, ha spiegato Esposito, «non sono pronti». E allora meglio congelare tutto fino al nuovo anno e «obbligare il Consiglio e la Giunta della Regione a fare il necessario per renderlo possibile» nel frattempo, per un «trasferimento graduale» delle competenze da un ente agli altri. «Nessuna bocciatura politica», ripete Esposito, dell’atto approvato dalla precedente maggioranza, ma solo «un modo per fronteggiare l’attuale emergenza».
La protesta di Irto e le frecciate di Gallo
Nicola Irto non ci vede più e chiede di intervenire. «Pensavo si parlasse di quanto chiesto dalla presidente Santelli – sbotta – e invece dopo cinque anni di lavoro si chiede di smontare un atto che non è politico, ma frutto di un lungo dibattito con il forum del Terzo Settore. Non c’entra nulla con l’emergenza coronavirus». Poi chiarisce: «Se ho votato per l’inserimento del punto all’ordine del giorno è solo per un equivoco. Trovo inopportuno tutto questo e se se si dovesse davvero votare preannuncio fin da ora il mio no alla proposta».
Esposito prova a ribadire che si tratta solo di una sospensione, ma ad esacerbare gli animi arriva il successivo intervento dell’assessore Gianluca Gallo. Che ricorda di aver già definito quel regolamento «una riforma deformante». E descrive una situazione di «sbando totale»: «Siamo a fine marzo e i soldi non sono ancora arrivati alle strutture convenzionate e ai Comuni».
Irto ribatte che il regolamento che si vuole congelare era la «presa d’atto di una legge nazionale già adottata da tutte le Regioni tranne la Calabria». Insiste sull’inopportunità di votare lo stop. Tallini prova a riportare la calma: «Mi dispiacerebbe ci fossero divisioni, non mi pare una forzatura politica la richiesta».
Buio in sala e tutto rimandato al 2021
Neanche il tempo di finire la frase e lo streaming della seduta va in tilt. Impossibile assistere al resto del dibattito. Si sa solo che la votazione c’è stata e la maggioranza ha confermato lo sospensione del regolamento. Per sapere se resterà nel cassetto solo fino a dicembre o si protrarrà oltre bisognerà attendere il 2021. E nel frattempo, vedere come la prenderanno le associazioni che avevano partecipato alla stesura. Gallo aveva già annunciato di aver avviato «un confronto con il Terzo Settore per discutere delle risorse da assegnare per l’emergenza». Con buona pace della minoranza e della riforma del Welfare già approvata.