Turismo in Calabria, il passo indietro di Capo Colonna: ecco cosa c’è da sapere sull’area del parco archeologico crotonese.

Sabato 24 agosto. Ore 14. Nel tardo pomeriggio a Crotone è previsto il derby di Calabria (terminato a reti inviolate) con circa 13 mila tifosi assiepati sulle tribune dello stadio “Ezio Scida”. Qualche chilometro più in là, a Capo Colonna solo qualche decina di turisti decide di affrontare l’ardua strada che lega il centro pitagorico con l’area archeologica. Il paragone è eccessivo, forzato. Tuttavia, rende l’idea di come un importante complesso culturale sia valorizzato e al centro delle principali rotte del turismo. Sotto un caldo asfissiante, umidissimo, lo scenario è sconfortante. Tra ville diroccate e qualche reperto sistemato qua e là lungo la via d’ingresso, un barista solo a fare da comitato d’accoglienza. Nel dispensare informazioni su come accedere all’interno dell’antica “Lacinium” (il nome latino di Capo Colonna).

Museo Capo Colonna, accesso gratuito (senza guide)

Si entra gratuitamente, il che è un forte incentivo per i visitatori. In compenso, all’interno, salvo qualche indicazione formale (divieto di gettare rifiuti o scalcare la recinzione) non è presente alcuna guida, né fisica né cartacea sottoforma di mappe e pannelli che spieghi la storia prestigiosa e più che bimillenaria dell’area. Ciò si erige al di la della passerella e dei reperti, sono strumentazioni arrugginite. Un’altra vicenda estiva dello stato del turismo calabrese. Nella primavera del 2016, alcune associazioni della zona, “Sette Soli” e “Gettini di Vitalba” avevano denunciato la presenza di una «vegetazione fitta e spontanea la quale prospera ovunque; l’elevato rischio incendio; i problemi di manutenzione e i possibili rischi per l’utenza; assenza di videosorveglianza (lo scorso anno le forze dell’ordine sventarono un tentativo di furto); erosione della base rocciosa». 

I dati relativi alle presenze a Capo Colonna

Sfogliando il documento del polo museale della Calabria le principali criticità sono: assenza di un sito web e dei social media; mancanza di servizi indicativi quali audioguide; assenza di servizi educatici; assenza di progetti in convenzione con le scuole; indisponibilità alla consultazione, per via telematica, del materiale per fini didattici. Secondo i dati comunicati nel referto, le visite annue sono inferiore alle 25mila. Dato non propriamente negativo, vista l’allocazione geografica del posto. Tuttavia, le presenze potrebbero essere di più. E negli anni il ritmo non è stato sempre crescente. Nel 2015, scriveva il Quotidiano del Sud, in un periodo considerato tra il 24 ed il 28 dicembre, le visite sono crollate del 50% (450 rispetto alle mille dell’anno prima).

La situazione sembra, però, migliorata nello scorso anno. Dati comunicati dal direttore del Museo e del Parco archeologico di Capo Colonna, attestano un aumento di visite del 28% rispetto al 2017, 8595 turisti rispetto ai 6685. Trend registrato, anche, al Museo, dove la crescita è stata del 52% (6714 rispetto ai 4405). Numeri confortanti in parte, lontani dalla capacità attrattiva che un tempo, in soli 3 mesi, portava circa 20mila curiosi a visitare i resti del tempio di Hera Lacinia. Segno evidente di come il posto può mettere in moto l’economia del territorio. Un posto, nel passato, al centro delle dinamiche commerciali e politiche della Magna Grecia, a cui lo storico romano Tito Livio, ha dedicato un passo della sua opera monumentale “Ab urbe condita libri”. (Giulio Cava)